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Xylella, individuato focolaio a Canosa. Spagnoletti Zeuli: «La Regione non perda tempo»

Coldiretti mette sotto accusa il sistema di controllo dell'Unione Europea

Un nuovo focolaio di Xylella fastidiosa è stato purtroppo scoperto a Canosa di Puglia. È il primo rilevamento sul territorio a nord di Bari. Quanto riscontrato non è certo confortante per gli operatori del comparto agricolo del territorio, in particolare per gli imprenditori olivicoli.

Sul sito istituzionale emergenza Xylella è stata pubblicata la determinazione n° 179 del 14 Dicembre con l'aggiornamento delle aree delimitate alla Xylella fastidiosa Pausa ST53. Il focolaio in agro di Canosa è costituito da 8 campioni pool (campioni multipli) di piante di Dodonaea viscosa "purpurea" distribuite in due siti, raccolti in un "centro produttivo", distanti tra loro circa 500 metri e anch'esse infette da Xylella della sottospecie Pauca.

«Non è il caso di allarmarsi, ma c'è da essere seriamente preoccupati: la Xylella al momento è presente in un vivaio di Canosa, e non in un oliveto, per questo motivo si può circoscrivere subito questo focolaio». Lo ha affermato Onofrio Spagnoletti Zeuli, imprenditore agricolo e portavoce dell'associazione Restart, realtà che racchiude le maggiori aziende olivicole pugliesi nata dall'esperienza dei gilet arancioni dell'agricoltura del 2019.

«Occorre immediatamente chiudere la struttura e distruggere tutte le piante, ricostruendo la tracciabilità dei prodotti in ingresso e in uscita, e prevedendo naturalmente un giusto ristoro per il vivaio stesso» ha aggiunto in modo perentorio.

«La Regione Puglia non perda nemmeno un secondo di tempo: non possiamo mettere a repentaglio il polmone olivicolo italiano rappresentato dalle province di Bari e Bat, occorre dare sicurezza e certezza per il futuro delle imprese» ha tagliato corto Spagnoletti Zeuli.

Coldiretti Puglia interviene mettendo sotto accusa il sistema di controllo dell'Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari, denunciando una politica europea troppo permissiva che consente l'ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell'Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati con estenuanti negoziati e dossier che durano anni e che affrontano un prodotto alla volta.

«L'infezione sulla Dodonaea viscosa è stata immediatamente accertata e circoscritta, con l'attivazione immediata di uno stringente cordone sanitario, grazie al senso di responsabilità del 'centro produttivo' che ha un programma di analisi interne a calendario e il 14 ottobre scorso – spiega Coldiretti Puglia – ha disposto il campionamento e le relative analisi sul lotto delle piante 'specie ospite', riuscendo ad intervenire tempestivamente, attivando tutte le misure prescritte dal regolamento comunitario in caso di ritrovamento di fitopatie».

«Per effetto dei cambiamenti climatici e della globalizzazione si moltiplica l'arrivo di virus e insetti che provocano stragi nelle coltivazioni e per questo serve un cambio di passo nelle misure di prevenzione e di intervento sia a livello comunitario che nazionale anche con l'avvio di una apposita task force, - afferma il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia - «Siamo fiduciosi che si tratti di un caso isolato».

«Uno scenario 'senza difesa', soprattutto nell'attuale contesto pugliese dove è determinante l'attività di contenimento della malattia, è inimmaginabile. Lotta al vettore anche finanziata, monitoraggi e campionamenti sono attività cruciali – incalza il presidente Muraglia - considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, per l'individuazione dei focolai nei primissimi stadi della infezione su piante sensibili e la successiva rimozione secondo legge, così come il controllo della presenza di potenziali vettori contaminati, restano l'unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L'efficacia e sistematicità è garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe e non va messo in alcun modo in discussione, anzi il sistema dei monitoraggi e campionamenti va potenziato, perché la lotta all'insetto vettore è stata trascurata e monitoraggi e campionamenti degli ulivi ancora oggi si basano principalmente su analisi visiva di piante troppo spesso asintomatiche», conclude il presidente Muraglia.

La vastità del problema, la rilevanza economica della coltura per l'intero territorio regionale e le prescrizioni della normativa fitosanitaria comunitaria e nazionale in caso di ritrovamento di patogeni da quarantena – aggiunge Coldiretti Puglia - impongono scelte e provvedimenti urgenti, anche in considerazione della diffusione della malattia che, dopo aver causato il disseccamento degli ulivi leccesi ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando sino alla provincia di Bari, con effetti disastrosi sull'ambiente, sull'economia e sull'occupazione.

La Xylella è certamente la peggior fitopatia che l'Italia potesse conoscere – conclude Coldiretti Puglia – che ha già colpito il 40% della regione, con un danno al patrimonio olivetato che ha superato 1,6 miliardi di euro.
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