Anche l'Acli di Ruvo di Puglia a sostegno della Palestina
La nota di Ale Caputi, referente giovani Acli “Pasquale Altamura"
martedì 9 settembre 2025
Anche l'Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) di Ruvo di Puglia si schiera a favore della Palestina, opponendosi fermamente al genocidio compiuto da Israele. Densa è, infatti, la nota di Ale Caputi, referente giovani Acli "Pasquale Altamura", che si fa portavoce di una riflessione significativa.
«Definire la bandiera palestinese un gesto 'divisivo' significa cancellare con una frase superficiale la storia di un intero popolo che da decenni resiste all'ingiustizia. La Palestinanon è Hamas. La Palestina è fatta di uomini, donne e bambini che da oltre 75 anni vivono sotto occupazione, privati della libertà, della terra e della dignità. Esporre quella bandiera non è un atto di propaganda: è un atto di solidarietà verso chi lotta per la sopravvivenza e per i diritti che ogni essere umano dovrebbe avere.
Chi riduce tutto al 7 ottobre ignora che quel giorno non è l'inizio della storia, ma solo l'ennesimo capitolo di una tragedia che dura da generazioni. Non si può parlare solo di terrorismo e dimenticare i bombardamenti indiscriminati, le case distrutte, le famiglie cancellate, i bambini massacrati sotto le macerie a Gaza. Non si può fingere che dietro la parola 'sicurezza' si nasconda un intero sistema di oppressione quotidiana, fatto di checkpoint, di colonie illegali, di terre confiscate e di muri che dividono comunità e sogni.
Esporre la bandiera palestinese significa dire basta a questa ingiustizia. Significa riconoscere che un popolo intero non può essere condannato a vivere come se la sua esistenza fosse un crimine. Significa ricordare che Palestina vuol dire resistenza civile, cultura, identità, musica, poesia, e che il diritto alla libertà non può essere negato con l'alibi della lotta al terrorismo.
Non è vero che sostenere la Palestina significa essere contro Israele o contro l'Occidente. È vero il contrario: significa scegliere la parte della giustizia, dei diritti umani, della pace.
Perché la pace non nascerà mai dall'occupazione, né dall'annientamento di un popolo, ma solo dal riconoscimento reciproco e dalla fine dell'oppressione.
Chi oggi guarda quella bandiera con sospetto, dovrebbe chiedersi perché milioni di persone nel mondo continuano ad alzarla con orgoglio: non perché sostengano la violenza, ma perché credono che nessun popolo debba vivere senza libertà. La bandiera palestinese non divide: unisce chi non accetta che i diritti umani valgano a geometria variabile.
Per questo noi diciamo: Palestina libera. Libera dall'occupazione, dall'assedio, dall'oppressione. Palestina libera perché solo così ci sarà vera pace per tutti, israeliani e palestinesi».
«Definire la bandiera palestinese un gesto 'divisivo' significa cancellare con una frase superficiale la storia di un intero popolo che da decenni resiste all'ingiustizia. La Palestinanon è Hamas. La Palestina è fatta di uomini, donne e bambini che da oltre 75 anni vivono sotto occupazione, privati della libertà, della terra e della dignità. Esporre quella bandiera non è un atto di propaganda: è un atto di solidarietà verso chi lotta per la sopravvivenza e per i diritti che ogni essere umano dovrebbe avere.
Chi riduce tutto al 7 ottobre ignora che quel giorno non è l'inizio della storia, ma solo l'ennesimo capitolo di una tragedia che dura da generazioni. Non si può parlare solo di terrorismo e dimenticare i bombardamenti indiscriminati, le case distrutte, le famiglie cancellate, i bambini massacrati sotto le macerie a Gaza. Non si può fingere che dietro la parola 'sicurezza' si nasconda un intero sistema di oppressione quotidiana, fatto di checkpoint, di colonie illegali, di terre confiscate e di muri che dividono comunità e sogni.
Esporre la bandiera palestinese significa dire basta a questa ingiustizia. Significa riconoscere che un popolo intero non può essere condannato a vivere come se la sua esistenza fosse un crimine. Significa ricordare che Palestina vuol dire resistenza civile, cultura, identità, musica, poesia, e che il diritto alla libertà non può essere negato con l'alibi della lotta al terrorismo.
Non è vero che sostenere la Palestina significa essere contro Israele o contro l'Occidente. È vero il contrario: significa scegliere la parte della giustizia, dei diritti umani, della pace.
Perché la pace non nascerà mai dall'occupazione, né dall'annientamento di un popolo, ma solo dal riconoscimento reciproco e dalla fine dell'oppressione.
Chi oggi guarda quella bandiera con sospetto, dovrebbe chiedersi perché milioni di persone nel mondo continuano ad alzarla con orgoglio: non perché sostengano la violenza, ma perché credono che nessun popolo debba vivere senza libertà. La bandiera palestinese non divide: unisce chi non accetta che i diritti umani valgano a geometria variabile.
Per questo noi diciamo: Palestina libera. Libera dall'occupazione, dall'assedio, dall'oppressione. Palestina libera perché solo così ci sarà vera pace per tutti, israeliani e palestinesi».