Griselda, la novella che fece i giro del mondo e si fermò nel '900

Esempio della fedeltà e dell'amore di una donna verso il marito.

sabato 3 dicembre 2016 10.00
A cura di Grazia Ippedico
La performance teatrale di Antonella Ruggiero è perfetta. Sa raccontare, e sa accompagnare l'immaginazione.
La storia è semplice. Un marchese libero e farfallone riceve continue pressioni dalla famiglia e dai suoi sudditi affinche prenda moglie. Dopo tanto tempo, a condizione che nessuno abbia da ridire sulle sue scelte, cede. E sceglie Griselda, una fanciulla umile e povera, figlia del pecoraro.

Griselda giura ubbidienza e fedeltà. E ubbidiente e fedele resterà fino alla fine. Le vengono inflitte pene atroci. Le peggiori, per una madre: le vengono tolti due figli. Le si fa credere che gliel'abbiano uccisi. Ma Griselda continua ad essere fedele ed ubbidiente, anche quando tutta la corte condanna il Marchese, anche quando tutto il popolo sta dalla sua parte. Continua ad essere ubbidiente e fedele quando viene cacciata e rispedita a casa dal padre, e quando viene richiamata a corte per fare da governante e per assistere al secondo matrimonio di suo marito.
Tutto si risolve nel migliore dei modi. La novella è l'ultima del Decameron di Boccaccio. I figli tornano a casa, il Marchese rirpende con sé Griselda. Ma la donna passa 13 anni di sofferenze e patimenti. Di dure prove d'amore. Perché? Perché ama un uomo dispettoso, un uomo capriccioso. Un uomo insicuro.

La novella si discosta dal tenore delle precendenti 99 novelle del Boccaccio. E così come si discosta nei temi, prende il volo. Petrarca la traduce in latino, e viene adottata da vari autori. Viaggia in Inghilterra, rivisitata da Chaucer, e arriva alla corte di Francia. Fa il giro del mondo e nei secoli non perde il suo fascino e la sua fama. Dal XIV secolo al XIX secolo, Griselda è l'esempio di donna e moglie. Le sue tracce di perdono nel secolo breve.

Il preambolo è questo. E non si comprende bene la necessità. A che serve fare un resoconto storico? E' una favola... eppure no. E' necessario. Nel '900 le cose cambiano, le donne acquisiscono consapevolezza del loro valore. Griselda non può più avere spazio. E' superata.
Durante il racconto, è inutile nasconderlo, ho aspettato un colpo di scena. Adesso si ribella. Adesso lo uccide. Insomma, può una donna sopportare così tanto dolore? Così tanta umiliazione? Beh evidentemente può.
Ma una ragazza giovane e moderna come Antonella Ruggiero, perché sceglie di raccontare Griselda?

Il perché è nell'ultimo monito. Che le donne imparino ad avere amore e rispetto per se stesse.
Nessuna delle donne presenti è una Griselda. Nessuno ammetterebbe l'omicidio di due figli. Nessuna. Eppure, attraverso questo personaggio così antico, e tanto stridente con la nostra cultura, attraverso questa donna così inappropriata per i nostri tempi, rinasce in ognuno degli spettatori un senso di orgoglio e di rivalsa verso un genere bistrattato per secoli. Metà degli astanti ha gli occhi lucidi. L'altra metà asciuga le lacrime, frettolosamente, con un fazzoletto di fortuna.

E non resta che ringraziare questa anti-eroina per il messaggio che ci dà. Non c'è da piegarsi, non c'è da arrendersi davanti a ciò che chiamiamo amore. L'amore rispetta. L'amore è gioia e protezione. Quando è dolore, lacrime e soppressione, be', non chiamatelo più amore. Affinché non ci sia più alcuna Griselda al mondo.