Storia Viva - L’Assunta a Ruvo: la festa che il Ferragosto ha cancellato
Un tempo solennità religiosa tra processioni, pontificali e riti domestici, oggi sopravvive solo nei documenti e nei ricordi, sostituita dal Ferragosto civile.
venerdì 15 agosto 2025
Fino almeno alla seconda metà dell'Ottocento, il 15 agosto a Ruvo di Puglia non era solo il cuore dell'estate, ma soprattutto la solennità di Santa Maria Assunta, celebrata con fasto religioso e civile. La Vergine, alla quale è intitolata la Cattedrale, era onorata con un complesso di riti che coinvolgeva chiese, confraternite e l'intera popolazione.
Le celebrazioni prendevano avvio dalla chiesa di S. Maria di S. Luca, oggi dedicata ai Santi Medici. Sull'altare maggiore si venerava una tavola lignea della Madonna, con ogni probabilità un'icona bizantina simile per tipologia e stile alle celebri immagini della Madonna dei Martiri di Molfetta e di Sovereto. La tradizione attribuiva tali icone all'evangelista Luca, ipotesi cara alla pietà popolare del Mezzogiorno sin dal Medioevo.
Negli atti conservati presso l'Archivio Diocesano di Ruvo si documenta che, alla vigilia dell'Assunta, l'immagine veniva portata in processione lungo le vie cittadine, per essere infine collocata nella Cattedrale. Il 15 agosto, la chiesa madre ospitava il Pontificale presieduto dal Vescovo, con la partecipazione del Capitolo, delle confraternite e della popolazione, in un clima di intensa devozione e solennità liturgica.
Agli inizi dell'Ottocento, lo stato di conservazione della tavola era divenuto precario. La Confraternita della Purificazione, responsabile della chiesa di S. Maria di S. Luca, decise quindi di commissionare una statua lignea dell'Assunta a uno scultore napoletano, per una spesa di 21 ducati e 23 grana. L'opera, di sei palmi d'altezza, fu probabilmente la stessa che nel 1885 risultava inventariata nella chiesa di San Domenico, nuova sede confraternale. Di essa si perdono le tracce alla fine dell'Ottocento.
Fino al 1935, una statua lignea dell'Assunta campeggiava nella parte superiore dell'altare maggiore barocco della Cattedrale, affiancata dalle statue di San Cleto e San Biagio. Questo altare, riccamente decorato e di imponenti dimensioni, copriva la finestra absidale, destinata a una vetrata progettata da Ettore Bernich, autore del restauro ottocentesco della Cattedrale. Il bozzetto della vetrata, raffigurante l'Assunta e i simboli evangelici, non è certo sia mai stato tradotto in vetro: alcune foto d'epoca lasciano pensare a uno stendardo posto al suo posto. Oggi, uno stendardo – realizzato da Maria Bonaduce – riprende lo stesso bozzetto del Bernich ed è utilizzato dalla Parrocchia Concattedrale nelle varie processioni.
Nello stesso intervento del 1935 fu rimosso anche il controsoffitto settecentesco della navata trasversale, restaurato nel 1749 da Luca Alvese, ornato da tele e dorature barocche. Al centro della volta si trovava una grande tela ottagonale con la Vergine in Gloria, probabilmente opera di un pittore della scuola bitontina, forse Nicola Gliri.
Un'ulteriore immagine dell'Assunta apre la Platea della Cattedrale del 1656: un'acquarellatura a piena pagina, accostata alle raffigurazioni di San Cleto e San Biagio, posta a introduzione dell'elenco dettagliato dei beni capitolari.
Accanto ai riti ufficiali, esisteva un rituale domestico diffuso fino a tempi relativamente recenti: al risveglio, adulti e bambini si segnavano e recitavano cento Ave Maria, intervallate da una cantilena dialettale che invocava la protezione della Madonna contro il maligno. Era un gesto semplice, ma simbolicamente potente, che ribadiva il legame della comunità con la Patrona celeste.
Nel corso del Novecento, complici i mutamenti sociali, l'urbanizzazione e l'evoluzione delle consuetudini, la festa dell'Assunta perse progressivamente centralità. Oggi, a Ruvo, il 15 agosto coincide quasi esclusivamente con il Ferragosto civile: gite, mare e pranzi all'aperto hanno sostituito processioni e Pontificale. La memoria dell'antica festa sopravvive soltanto nei documenti, nelle fotografie e nei ricordi, come traccia di un passato in cui la città si fermava per onorare la Vergine Assunta.
Le celebrazioni prendevano avvio dalla chiesa di S. Maria di S. Luca, oggi dedicata ai Santi Medici. Sull'altare maggiore si venerava una tavola lignea della Madonna, con ogni probabilità un'icona bizantina simile per tipologia e stile alle celebri immagini della Madonna dei Martiri di Molfetta e di Sovereto. La tradizione attribuiva tali icone all'evangelista Luca, ipotesi cara alla pietà popolare del Mezzogiorno sin dal Medioevo.
Negli atti conservati presso l'Archivio Diocesano di Ruvo si documenta che, alla vigilia dell'Assunta, l'immagine veniva portata in processione lungo le vie cittadine, per essere infine collocata nella Cattedrale. Il 15 agosto, la chiesa madre ospitava il Pontificale presieduto dal Vescovo, con la partecipazione del Capitolo, delle confraternite e della popolazione, in un clima di intensa devozione e solennità liturgica.
Agli inizi dell'Ottocento, lo stato di conservazione della tavola era divenuto precario. La Confraternita della Purificazione, responsabile della chiesa di S. Maria di S. Luca, decise quindi di commissionare una statua lignea dell'Assunta a uno scultore napoletano, per una spesa di 21 ducati e 23 grana. L'opera, di sei palmi d'altezza, fu probabilmente la stessa che nel 1885 risultava inventariata nella chiesa di San Domenico, nuova sede confraternale. Di essa si perdono le tracce alla fine dell'Ottocento.
Fino al 1935, una statua lignea dell'Assunta campeggiava nella parte superiore dell'altare maggiore barocco della Cattedrale, affiancata dalle statue di San Cleto e San Biagio. Questo altare, riccamente decorato e di imponenti dimensioni, copriva la finestra absidale, destinata a una vetrata progettata da Ettore Bernich, autore del restauro ottocentesco della Cattedrale. Il bozzetto della vetrata, raffigurante l'Assunta e i simboli evangelici, non è certo sia mai stato tradotto in vetro: alcune foto d'epoca lasciano pensare a uno stendardo posto al suo posto. Oggi, uno stendardo – realizzato da Maria Bonaduce – riprende lo stesso bozzetto del Bernich ed è utilizzato dalla Parrocchia Concattedrale nelle varie processioni.
Nello stesso intervento del 1935 fu rimosso anche il controsoffitto settecentesco della navata trasversale, restaurato nel 1749 da Luca Alvese, ornato da tele e dorature barocche. Al centro della volta si trovava una grande tela ottagonale con la Vergine in Gloria, probabilmente opera di un pittore della scuola bitontina, forse Nicola Gliri.
Un'ulteriore immagine dell'Assunta apre la Platea della Cattedrale del 1656: un'acquarellatura a piena pagina, accostata alle raffigurazioni di San Cleto e San Biagio, posta a introduzione dell'elenco dettagliato dei beni capitolari.
Accanto ai riti ufficiali, esisteva un rituale domestico diffuso fino a tempi relativamente recenti: al risveglio, adulti e bambini si segnavano e recitavano cento Ave Maria, intervallate da una cantilena dialettale che invocava la protezione della Madonna contro il maligno. Era un gesto semplice, ma simbolicamente potente, che ribadiva il legame della comunità con la Patrona celeste.
Nemèiche vattinne da ddò / de l'aneme-a maje na'nnè ccè fò
ca la dèje de sande-a Marèie / me facibbe cinde Criusce / e dicibbe cinde Avèmmarèie
Nemico allontanati da questo luogo / della mia anima non sai che farne
che il giorno di Santa Maria / cento volte mi segnai / e cento Ave Maria recitai
Nel corso del Novecento, complici i mutamenti sociali, l'urbanizzazione e l'evoluzione delle consuetudini, la festa dell'Assunta perse progressivamente centralità. Oggi, a Ruvo, il 15 agosto coincide quasi esclusivamente con il Ferragosto civile: gite, mare e pranzi all'aperto hanno sostituito processioni e Pontificale. La memoria dell'antica festa sopravvive soltanto nei documenti, nelle fotografie e nei ricordi, come traccia di un passato in cui la città si fermava per onorare la Vergine Assunta.