Urbanistica comparti ed espropri, Ippedico ripercorre la storia

L'avvocato Ippedico, già assessore comunale, offre il suo punto di vista sulla vicenda

sabato 4 giugno 2016 17.29
Urbanistica croce e delizia di Ruvo. Tiene ancora banco nel dibattito pubblico la vicenda dei comparti urbanistici, degli espropri e dei costi che ancora oggi sono a carico del bilancio pubblico e di tutta la comunità. In merito riceviamo un contributo da parte dell'avvocato Vito Ippedico, già assessore, che ripercorre questo capitolo controverso della storia ruvese.

LA STRUTTURA DEI COMPARTI
"A Ruvo, nel comparto, venne individuata quasi paritariamente una parte privata ed una pubblica (sub comparti), sì che il proprietario del terreno cedeva questa metà per scopi pubblici ed il Comune aveva la possibilità di utilizzarla per scopi costruttivi di ERP.

Semplice? Certo, ma a patto che il comparto "partisse" insieme, per tutti gli interessati, con pari opportunità che avrebbero evitato contenziosi e conflitti tra proprietari e Comune. Improvvidamente, a Ruvo si ritenne dover anticipare tra il 1995 ed il 1999, l'edilizia residenziale pubblica mercé il ricorso all'art. 51 della l. 865/1971, che consentì alle cooperative edilizie di costruire su suoli del PRG, espropriati quasi ovunque dal Comune al prezzo "politico" di 22 euro al metro quadro. Se il comparto fosse partito nello stesso momento, i proprietari dei terreni non avrebbero fatto ricorso rispetto al valore della indennità di esproprio. Contra, lo fecero, in quanto non vedevano luce alla possibilità di realizzare. Il Comune espropriava per conto delle cooperative, con tutti i rischi possibili ed immaginabili in caso di sentenza negative.

LE SCELTE DELL'AMMINISTRAZIONE FATONE
Nel 2003 l'amministrazione Fatone, con il sottoscritto assessore ai lavori pubblici ed all'edilizia, si pose il problema di chiudere i contenziosi, magari utilizzando la trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà ed infatti chi scrive contattò nel seguente biennio le cooperative edilizie al fine di registrare il consenso all'intervento in tal senso del Comune, comportatosi da "mediatore" per chiudere i contenziosi.
In quel frangente, nulla si muoveva da Brussels. Le cooperative non ritennero di accettare un costo a testa per socio di 4 mila euro circa. Dicevano che avevano già anticipato per le urbanizzazioni ed erano stati consigliati diversamente (cattivi maestri!!?). Fatto sta che ci spendemmo e mi spesi tanto. Anche a livello personale, ma nulla. Non so quanto di questo, i presidenti, abbiano detto ai soci. Tant'è.


NEL 2004-2005 ARRIVANO GLI ESPROPRI
Nel 2004 e 2005, l'amministrazione di centro-destra opera l'esproprio di terreni di proprietari non sottoscrittori il consorzio nel comparto edificatorio "D", attuando coraggiosamente per la prima volta (!!!), il Regolamento edilizio comunale (artt. 129/131). Subito dopo, a seguito di richiesta di cooperativa agente come privato nel comparto "M" ed in particolare nel sub comparto destinato all'ERP in cui il Comune aveva residuato volumetria potenzialmente esprimibile, venne fatta stima di volumetria da parte del famigerato "Organo Terzo" (n.122 del giorno 11/4/2005) di cui facevano parte i due dirigenti comunali, gli ingegneri Maggio e Stasi. Quella valutazione, come logico fosse, si riferiva a valore venale in quanto il Comune agiva valutando la vendita di volumetria esprimibile in comparto edificatorio già edificato ed a favore di quella di privati. Caduta - il successivo 28 luglio 2005 - l'amministrazione di destra, di quella delibera si fece uso improprio, strumentale e distorto, in quanto pochi legali e pure tecnici del Comune, fanno notare la unicitò della determinazione e la specificità del contesto. Iniziano ad arrivare le sentenze sul valore della indennità, che utilizzano impropriamente e con evidente complicità perlomeno omissiva la delibera cennata".


LA PRONUNCIA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA
La vera e propria "botta", però, viene dalla decisione della Corte di Giustizia della Comunità Europea che decide che il valore di esproprio non può non essere quello venale (indi, diverso da quello su cui il Comune aveva basato gli espropri del 1997-1998, bassissimo). La partita si fa difficile, in quanto il Comune pur decidendo cautelarmente di revocare la delibera dell'organo terzo, non vede le sentenze mutare (e come avrebbe potuto essere, dato che oramai il valore venale era quello da utilizzare?). Insomma, non si riesce a far capire che il valore – comunque oramai individuato su base "venale" – era determinato e legato a situazioni specifiche, non ripetibili ed assimilabili ai comparti non edificati e magari a terreni di ERP "pura".

Di fronte a questa storia, che è sfociata poi nella disperazione di cittadini contrapposti, va detto:

a) Il problema espropri sorge ad ogni campagna elettorale, mentre per dieci anni la sinistra non ha voluto trovare un bandolo di questa matassa – questa sì, avvelenata – con organismi forti, dotati di poteri e decisionali, come fatto a Terlizzi recentemente. Strumentalizzare serve a poco, bisogna agire. Può però agire solo chi non sia coinvolto, come autore dei provvedimenti di anticipazione e quindi sia realmente in grado di mettersi fuori dai condizionamenti !

b) la sinistra ha dormito per dieci anni e se si limita all'ovvio (pagare e sorridere?) non deve permettersi di giudicare chi soli ha tentato di trovare un accordo tra costruttori e cooperative, con serietà e lungimiranza, ben dal 2004/2005, ossia l'amministrazione di destra dell'epoca!

c) la deliberazione dell'organo terzo rispondeva all'esigenza di valutare una volumetria completa e realizzata, con valore rilevante e di mercato, pena il sicuro intervento della Corte dei Conti, se si fosse "svalutata"… di che parliamo? E comunque, questa è del 2005… mentre la pronuncia europea è del 2007.. c'era ancora il tempo per intervenire come avevamo fatto noi e SOLO NOI.

d) sulla disperazione non si fonda il consenso. E' specioso che chi abbia mancato di trovare soluzioni credibili per un decennio oggi voglia presentare programmi o dare giudizi. Cinque anni orsono, dissi che la soluzione si poteva tentare utilizzando il PUG – e questi signori non lo hanno neppure tentato, mercè l'uso delle zone "F" ad esempio – e soprattutto con un organismo decisionale permanente che lavorasse seriamente. Nulla ed ora, addirittura, polemiche astruse, strumentali e senza senso.

La speranza non si vende. Sulle case non si strumentalizza. Qualche idea l'abbiamo e la metteremo in campo seriamente, come unici facemmo negli anni di amministrazione. I fatti, ancora una volta, daranno ragione.

Avv. Vito Ippedico