Il gruppo scultoreo del Sacro Cuore e Santa Margherita nella chiesa del Carmine a Ruvo di Puglia: un appello al restauro
Custodire la memoria e restaurare la fede
domenica 8 giugno 2025
Un'opera d'arte sacra, intrisa di intensa spiritualità e pregevole valore storico-artistico, torna oggi al centro dell'attenzione cittadina grazie a un'iniziativa di impegno civile, devozione e rigore storiografico. Si tratta del gruppo scultoreo in cartapesta raffigurante l'"Apparizione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque", realizzato nel 1889 dal maestro leccese Achille De Lucrezi e custodito nella chiesa dell'Arciconfraternita del Carmine.
Una dettagliata ricerca condotta dallo storico locale Francesco Lauciello – esposta accanto all'avviso pubblico affisso all'esterno dell'edificio sacro – ne ha ricostruito con acribia filologica le origini, le vicende devozionali e il contesto artistico, restituendo dignità e visibilità a un capolavoro spesso ignorato dal grande pubblico. Il gruppo, esemplare della tradizione meridionale della cartapesta "da vestire", si presenta come una composizione altamente scenografica: la Santa, prostrata in adorazione, è rappresentata secondo l'iconografia canonica delle Visitandine, con abito nero e soggolo bianco; il Cristo, su una nube, mostra il suo Cuore raggiante, cinto di spine, indossando tunica azzurra e mantello scarlatto, simbolo della sua regalità.
La committenza dell'opera si deve alla terziaria francescana Domenica Cesareo, che la donò alla confraternita in occasione dei lavori di rinnovamento della chiesa. L'opera giunse a Ruvo nei primi giorni del giugno 1889, inviata per ferrovia da Lecce a Molfetta e accompagnata da una corrispondenza epistolare dello stesso De Lucrezi, nella quale lo scultore dichiara esplicitamente di essersi ispirato a un'opera analoga da lui realizzata per la città di Bisceglie. Tali lettere, oggi preziose testimonianze documentarie, evidenziano non solo le dinamiche artistiche e commerciali dell'epoca, ma anche il respiro interregionale del laboratorio leccese, tra i più rinomati nella produzione di arte sacra popolare.
Il gruppo statuario del Carmine, purtroppo, versa oggi in condizioni precarie e necessita con urgenza di un intervento conservativo, il cui costo è stimato in 8.000 euro. Da qui l'appello alla cittadinanza e ai devoti, affinché contribuiscano con offerte volontarie alla salvaguardia di questo prezioso frammento di storia e fede.
I contributi possono essere versati presso gli uffici confraternali, aperti dal giovedì al sabato (18:30–20:00).
La narrazione di Lauciello non si limita al dato artistico, ma ripercorre la genesi del culto al Sacro Cuore, dal misticismo della santa borgognona fino alla diffusione capillare nel tessuto ecclesiale locale. Fu infatti nella chiesa del Carmine che, nel 1906, venne istituita la sezione ruvese dell'Associazione della Guardia d'Onore al Sacro Cuore di Gesù, poi trasferita in Cattedrale nel 1914. A essa si deve, tra l'altro, la suggestiva processione del Cuore di Gesù, ancora oggi celebrata in prossimità della festa patronale dell'Ottavario del Corpus Domini.
Questa iniziativa, che unisce ricerca storica, sensibilizzazione pubblica e valorizzazione del patrimonio culturale, costituisce un raro esempio di sinergia tra memoria e futuro. Restaurare il gruppo del Sacro Cuore vuole restituire vita a un'espressione tangibile della pietas popolare, segno vivo di una comunità che ancora oggi trova nel sacro una dimensione fondativa della propria identità.
Una dettagliata ricerca condotta dallo storico locale Francesco Lauciello – esposta accanto all'avviso pubblico affisso all'esterno dell'edificio sacro – ne ha ricostruito con acribia filologica le origini, le vicende devozionali e il contesto artistico, restituendo dignità e visibilità a un capolavoro spesso ignorato dal grande pubblico. Il gruppo, esemplare della tradizione meridionale della cartapesta "da vestire", si presenta come una composizione altamente scenografica: la Santa, prostrata in adorazione, è rappresentata secondo l'iconografia canonica delle Visitandine, con abito nero e soggolo bianco; il Cristo, su una nube, mostra il suo Cuore raggiante, cinto di spine, indossando tunica azzurra e mantello scarlatto, simbolo della sua regalità.
La committenza dell'opera si deve alla terziaria francescana Domenica Cesareo, che la donò alla confraternita in occasione dei lavori di rinnovamento della chiesa. L'opera giunse a Ruvo nei primi giorni del giugno 1889, inviata per ferrovia da Lecce a Molfetta e accompagnata da una corrispondenza epistolare dello stesso De Lucrezi, nella quale lo scultore dichiara esplicitamente di essersi ispirato a un'opera analoga da lui realizzata per la città di Bisceglie. Tali lettere, oggi preziose testimonianze documentarie, evidenziano non solo le dinamiche artistiche e commerciali dell'epoca, ma anche il respiro interregionale del laboratorio leccese, tra i più rinomati nella produzione di arte sacra popolare.
Il gruppo statuario del Carmine, purtroppo, versa oggi in condizioni precarie e necessita con urgenza di un intervento conservativo, il cui costo è stimato in 8.000 euro. Da qui l'appello alla cittadinanza e ai devoti, affinché contribuiscano con offerte volontarie alla salvaguardia di questo prezioso frammento di storia e fede.
I contributi possono essere versati presso gli uffici confraternali, aperti dal giovedì al sabato (18:30–20:00).
La narrazione di Lauciello non si limita al dato artistico, ma ripercorre la genesi del culto al Sacro Cuore, dal misticismo della santa borgognona fino alla diffusione capillare nel tessuto ecclesiale locale. Fu infatti nella chiesa del Carmine che, nel 1906, venne istituita la sezione ruvese dell'Associazione della Guardia d'Onore al Sacro Cuore di Gesù, poi trasferita in Cattedrale nel 1914. A essa si deve, tra l'altro, la suggestiva processione del Cuore di Gesù, ancora oggi celebrata in prossimità della festa patronale dell'Ottavario del Corpus Domini.
Questa iniziativa, che unisce ricerca storica, sensibilizzazione pubblica e valorizzazione del patrimonio culturale, costituisce un raro esempio di sinergia tra memoria e futuro. Restaurare il gruppo del Sacro Cuore vuole restituire vita a un'espressione tangibile della pietas popolare, segno vivo di una comunità che ancora oggi trova nel sacro una dimensione fondativa della propria identità.