L'assessore Montaruli: il primo bisogno espresso è quello del lavoro

Ottimi i servizi esistenti per minori e disabili

lunedì 1 agosto 2016 11.01
A cura di Grazia Ippedico
Ha trentatre anni, è l'unica componente ruvese nella giunta Chieco, è un'assistente sociale e lavora in provincia Bat. Monica Montaruli è la più giovane ma convincente e competente.

Di che cosa si occupano i servizi sociali? Cosa vuole la gente dai servizi sociali?
Voglio premettere che le persone non chiedono ai politici perché hanno bisogno di risposte ma perché hanno bisogno di essere rassicurati. Quando si arriva all'assessore o al sindaco gli utenti sono di certo passati già dagli uffici.
Prima di tutto chiedono il lavoro e un sostegno economico.

Come si aiuta una persona che cerca lavoro?
Attraverso politiche integrate di inclusione lavorativa e sostegno al reddito come l'attuale reddito di dignità. Abbiamo i cantieri di cittadinanza, che utilizzano fondi regionali. E' necessario fare un buon lavoro: c'è bisogno di un ottimo coordinamento tra ufficio personale e servizi sociali. Non è semplice. Si richiedono risorse economiche ma anche coordinamento dei diversi enti. Poi ci sono i centri territoriali dell'impiego, i contatti con le imprese e il terzo settore. L'hanno scorso sono stati utilizzati i buoni lavoro, che ritengo una buona cosa.

E questo basta per rispondere alle esigenze delle famiglie?
La situazione non è semplice ma ci sono gli strumenti: si fa attenzione a tutta una serie di servizi che riguardano la persona. Il nido per i bambini più piccoli, i servizi di conciliazione, la ludoteca che va incontro all'occupazione femminile. Poi dobbiamo stare attenti alle fonti di finanziamento. Gli start up per i giovani e i neolaureati. Se non ci sono risorse si possono aiutare le persone ad accedere ai finanziamenti o ad agevolare le aziende.
Non mancano sperimentazioni che permettono di affrontare problemi nuovi con soluzioni antiche, ad esempio cooperative di donne che si organizzano utilizzando il tempo a propria disposizione e monetizzando: la tata familiare, ovvero la casalinga che ospita altri bambini, è un esempio di patto sociale di genere. Bisogna conoscere le risorse umane.

Qual è l'obiettivo per un assistente sociale?
Garantire innanzitutto i servizi essenziali e mantenere alta la qualità. Minori, anziani, disabili, inclusione sociali, immigrazione. Gli ambiti territoriali servono proprio a questo: a concertare il bisogno e ad avere una lettura adeguata di esso.

Spesso non tutti i bisogni della persona vengono espressi. Una persona può richiedere solo il trasporto ma magari ha bisogno di altro. Si esegue uno screening della persona per rilevare anche i bisogni inespressi.
Per esempi?

Ci sono dei disagi nel nucleo familiare che spesso sono inespressi. Disagi varia natura, che possono essere congeniti, o risalenti a retaggi culturali della famiglia e della relazione tra genitori e figli. I servizi non possono lavorare in maniera settoriale ma si devono occupare della globalità del benessere del cittadino.

Per quanto riguarda gli adolescenti? Che cosa fanno i servizi sociali per monitorare i ragazzi? E non parlo di quelli già segnalati, ma di tutti gli altri. L'adolescenza è l'età più difficile e complessa da gestire. Come si affrontano i conflitti di tutti i ragazzi di quell'età?
Quella dei minori è l'età più presa in carico perché se ci sono problemi vengono subito evidenziati. Ci sono poi le azioni di prevenzione nelle scuola, e di confronto. Intanto bisogna attivarsi per recuperare le risorse. Prevedere una animazione territoriale e tornare a pensare ad un centro giovanile.