Virtual Tour in negozio, «incongruenti le misure contro la pandemia»

La lettera dell’imprenditore Angelo Bellapianta e l’invito a visitare virtualmente lo store AB Arredamenti

venerdì 9 aprile 2021 10.56
«Le incongruenti misure contro la pandemia: non puoi viaggiare tra comuni o regioni, ma puoi viaggiare all'estero, non puoi prenderti un caffè al bar, ma puoi contribuire all'assembramento fuori, non puoi andare in palestra per preservare il tuo benessere fisico, ma puoi fare attività fisica "con tutti gli altri" vicino casa; in banca o alla posta non puoi fare assembramento vicino ai cassieri, al supermercato invece sì. Il cibo di asporto puoi prenderlo entro una certa ora, ma dieci minuti dopo "sarebbe" vietato, puoi far visita a un parente una sola volta al giorno, perché la seconda rischi di contagiarti o contagiare, non puoi mandare tuo figlio a scuola o puoi rimandarlo a seconda dei "punti di vista", ma puoi salire su mezzi pubblici dove i NAS hanno rilevato tracce di virus sugli stessi mezzi e tamponi positivi. L'elenco è lungo, si passa dalla comicità alla tristezza per giungere inevitabilmente alla realtà di una situazione sfuggita di mano, non sono io ad affermarlo, ma lo dimostrano i dati stessi della Puglia ad esempio».

Sono le parole dell'imprenditore Angelo Bellapianta di AB Arredamenti, che spiega dal suo punto di vista le enormi difficoltà che sta vivendo il settore e, grazie all'iniziativa del virtual tour, continua a rimanere in contatto con i suoi clienti.

«Non posso evitare l'esempio che mi riguarda da vicino: il mio negozio è arieggiato grazie ai diversi punti luce, all'altezza dei soffitti ad arco (struttura antica), ai suoi 300 metri quadri tutti ben puliti, profumati e con gli accorgimenti anti covid è dotato di ben tre postazioni differenti molto distanziate tra loro munite di schermi in plexiglass, gel mani, misuratore di temperature. Da anni (molti prima dell'era covid) faccio in modo che i miei clienti vengano ricevuti 3 per volta, su appuntamento. Non è giusto che io commerciante con un negozio con queste caratteristiche e modalità di lavoro (e sono convinto che ci siano tanti altri come me) debba far parte della categoria delle attività non di prima necessità e quindi restar chiuso. Non ci sto soprattutto se penso alla relazione tra il mio modo di lavorare e gli assembramenti di gente che vedo nei negozi che sono aperti.

Circa la distinzione poi tra negozi di prima necessità e quelli di "seconda"… consentitemi il termine, penso questo: condivido che fare la spesa ad esempio sia una prima necessità, non condivido che lo sia per chi può andarsi a comprare un gratta e vinci ad esempio, non me ne vogliano le categorie, sono contento che possano stare aperti, ma è un esempio necessario a mettere in luce le incongruenze di chi decide le restrizioni, serve a evidenziare che si commettono errori! Chi deve comprare qualcosa di non alimentare a casa perché magari ha deciso di costituire una famiglia e vuole comprare una camera da letto o una cucina (dove preparare ciò che ha comprato nella spesa), non può essere una "prima" necessità?

La mia non è una lamentela, ma una richiesta di aiuto non solo personale: tutto ciò che vorrei è la revisione delle "stranezze" nelle misure anti pandemia, non voglio ristori, ma voglio tornare a lavorare con controlli più severi e non blandi come quelli visti.

Condivido il fatto che le aperture parziali siano state fatte anche per non fermare del tutto l'economia, non condivido le discriminazioni di chi aperto e chi chiuso, commercianti di prima necessità e commercianti di "seconda", i primi possono usufruire dei vantaggi dell'economia che gira, i secondi "sono forzati da disposizioni "restrittive" per fermare l'economia.

Ci sono nazioni del Nord Europa che danno l'esempio di come combattere tutti insieme la pandemia, se si decide la chiusura per abbassare la curva dei contagi è per tutti e non per alcuni, gli alimentari sono aperti una volta a settimana evitando così l'uscita quotidiana di alcuni per fare la spesa, il ridimensionamento della curva pandemica è opera di tutti, non un danno per alcuni come per noi in Italia. Far tornare a vivere quei commercianti in Italia che sono costretti a restare fermi, è una prima necessità sia per gli stessi che per il Paese.

Detto questo, al di là degli aspetti descritti che possono essere davvero demotivanti per molti commercianti che secondo me fanno bene a protestare (non condivido solo la violenza), dal momento che non mi piace starmene con le mani in mano, mi sono messo alla ricerca di un qualcosa che potesse permettermi di tenere aperto il mio negozio anche mentre è chiuso (sia per restrizioni sia nelle ore notturne).

Ho avuto la fortuna di avere la collaborazione di una professionista nel suo ambito, molfettese come me, Maria Petronelli (www.mariapetronelli.com – 393 860 2270) che con il suo staff ha creato per il mio negozio il Virtual tour che presento proprio in occasione di questa pubblicazione della mia intervista su MolfettaViva. Questo strumento innovativo e in trend con il futuro, mi ha messo nella condizione di far visitare il negozio a tutti da un pc, da uno smartphone, da un tablet, permettendomi di allargare il mio bacino di utenza, non solo da Molfetta dove è la mia sede espositiva, non solo dai paesi limitrofi, ma da qualsiasi luogo evitando così i limiti naturali della posizione geografica».

Clicca qui per accedere al Virtual Tour


«Oggi grazie al Virtual Tour, chiunque può visitare il mio negozio e contattarmi per gli oggetti di arredo ai quali è interessato. Non mi resta che invitarvi a visitare il mio negozio virtualmente tutte le volte che lo desiderate cliccando direttamente il link Virtual Tour, nell'attesa che presto essere permesso il ritorno ad una vita normale per tutti ed accogliervi personalmente nel mio negozio».