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Chiusura punti di primo intervento, i sindacati: «Conseguenze preoccupanti sui cittadini»

La nota congiunta di Cgil, Cisl e Uil di Puglia

«La decisione della Regione Puglia di procedere dal prossimo primo maggio alla riconversione dei punti di primo intervento è affrettata, è sbagliata per come attuata e rischia di determinare gravi negative ricadute sul sistema sanitario pugliese e sulla esigibilità del diritto alla salute e all'assistenza da parte dei cittadini».

È quanto dichiarano in una nota congiunta i segretari generali di Cgil Cisl Uil di Puglia - Pino Gesmundo, Franco Busto, Daniela Fumarola - che ricordano «come i punti di primo intervento erano stati attivati nel piano di riordino ospedaliero per non sguarnire soprattutto i territori interessati alla chiusura degli ospedali. Nel frattempo le Asl non hanno completato la prevista "rimodulazione" della rete ospedaliera, né hanno "rivisitato", previo dimensionamento delle discipline rispetto ai bacini di utenza, le reti tempo dipendenti e le reti cliniche di specialità; cosi come non si è proceduto al potenziamento della sanità territoriale, con l'attivazione dei PTA, dei CPT e delle case della salute.

La risposta a tutto questo non può essere la riconversione dei punti di primo intervento in presidi medicalizzati dotati di ambulanza o auto medica, soprattutto in quelle aree territoriali che nel periodo estivo diventano meta di migliaia di turisti. Dentro le strettoie dei piani di razionalizzazione concordati con i Ministeri della Salute e dell'Economia – proseguono Cgil Cisl Uil di Puglia – pur costituendo il tema della riconversione dei punti di primo intervento un obbiettivo che vincola la programmazione sanitaria regionale, si poteva e si può graduarne gli effetti, verificando e qualificando gli "accessi" per comprendere come meglio riorganizzare il sistema dell'Emergenza Urgenza e con quale gradualità di intervento giungere a rispettare i vincoli posti.

Era ed è necessario stimare cosa è accaduto in questi mesi nei diversi punti di primo intervento, il numero degli accessi, la loro natura, il numero dei casi trasferiti presso presidi ospedalieri per acuti, la dimensione dei casi trattati e posti in dimissioni presso le strutture ospedaliere ove insistono i punti di primo intervento. Una tale analisi di contesto era ed è propedeutica a qualunque provvedimento da assumere e andava socializzata e condivisa con i diversi attori sul territorio e con le parti sociali.

Bisogna, insomma, affrontare le situazioni caso per caso e valutare tra l'altro l'impatto che avranno i seimila accessi finora garantiti dai punti di primo intervento che si vogliono riconvertire sui servizi di pronto soccorso dei presidi ospedalieri, già oggi sovraffollati e con poco personale costretto a un lavoro duro e spesso pericoloso a causa delle difficoltà con cui operano e delle aggressioni ripetute che si registrano.

Ora preso atto delle dichiarazioni del presidente Michele Emiliano che ha riconosciuto la necessità di verificare la proposta di riconversione dei 39 punti di primo intervento avanzata dalla struttura tecnica del Dipartimento della Salute attraverso percorsi di confronto e concertazione regionale e territoriale, ai quali seguirà la discussione in "una giunta ordinaria" del provvedimento, alla luce delle riflessioni sollecitate, si chiede, nel rispetto del protocollo sottoscritto lo scorso 12 Dicembre 2016, la convocazione con urgenza delle organizzazioni sindacali confederali per giungere ad una rivalutazione positiva della realtà sanitaria che invece decisioni affrettate e non gradualmente ponderate sullo specifico tema potrebbero pregiudicare nella sua evoluzione».
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