Il pasticciere Paolo Berardi
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Economia

Il pasticcere Paolo Berardi: «Costi raddoppiati, noi artigiani alle prese con il caro-bollette»

«Bisogna cercare di portare più gente possibile a Ruvo»

Le macchine impastatrici lavorano senza sosta. Mescolano farina, uova, acqua e una buona dose di preoccupazioni. Paolo Berardi è curvo sul tavolo d'acciaio mentre dà forma alle colombe pasquali, le mette nei pirottini per la lievitazione e poi le inforna. In un altro laboratorio distaccato si preparano praline e uova di cioccolato. Paolo è un artigiano di Ruvo di Puglia, erede di una dinastia che ha fatto la storia della pasticceria locale.

Sono giorni di lavoro molto intenso, quelli che precedono la Pasqua. Per le aziende del settore della panificazione, della pasticceria e della ristorazione, questi sono anche giorni densi di incertezze a causa di una guerra che rischia di abbattere vendite e guadagni.

«E' da dicembre che stiamo subendo un aumento esponenziale dei costi vivi, sia in termini di energia elettrica e gas, sia per quanto riguarda la materia prima. Pensi, abbiamo ordini in corso fatti tempo fa a una certa cifra e ricevuti oggi con un importo in fattura aumentato del 30, 40, 50 percento, talvolta su alcuni articoli persino del 65 percento in più», ci racconta Paolo Berardi. Un esempio? «Noi qui abbiamo quaranta frigoriferi attaccati alla rete elettrica, tutti i giorni, ventiquattr'ore su ventiquattro, per una impegnativa di 52 KW. A fronte dei 3 mila euro al mese che pagavamo normalmente, a gennaio è arrivata la bolletta di 6.500 euro. Il gas, idem, è aumentato tantissimo».

Gli aumenti si registrano un po' su tutte le principali materie prime: farina +65%, semola di grano duro +100%. E così via. «L'Ucraina - ci dice ancora Paolo Berardi - è il maggior produttore mondiale di olio di girasole. A marzo, poco prima del giorno di San Giuseppe, abbiamo ricevuto la sorpresa di trovare in fattura il costo dell'olio di girasole raddoppiato da 1,50 euro al litro a circa 3 euro. Le forniture oggi sono razionate e la qualità dei prodotti spesso risulta inferiore a quella concordata». Insomma, non sarà una Pasqua tutta rose e fiori per gli artigiani di Ruvo di Puglia. Le incertezze del conflitto in Ucraina si sommano agli strascichi lasciati dal Covid: «La pandemia ha cambiato le abitudini di consumo, la gente fa fatica a sedersi di nuovo ai tavoli per bere un té al pomeriggio».

Il fatto è che non sempre gli aumenti dei costi si possono scaricare a valle sui clienti. «Noi qui grazie a degli approvvigionamenti studiati stiamo tentando di mantenere più o meno gli stessi prezzi riducendo anche i margini; in altri casi più estremi siamo stati costretti purtroppo ad applicare degli aumenti. Alcuni clienti mostrano comprensione, altri sono costretti a tagliare. La pasticceria fresca non rientra certo tra i beni di prima necessità e la gente tende a stringere la cinghia, anche perché così come noi artigiani subiamo questo aumento generalizzato dei costi dell'energia, lo stesso succede alle famiglie» osserva Berardi. Risultato? «I margini continuano ad assottigliarsi: finché riusciamo a tenere, teniamo»

Lo scenario da guerra arriva da lontano e la politica, almeno sul rincaro dei prezzi può far poco. Cosa fare, allora? Paolo Berardi qualche idea ce l'ha: «Innanzitutto, bisogna cercare di portare più gente possibile a Ruvo. Ultimamente la nostra città si sta fermando un po' commercialmente parlando. Una cosa semplicissima da fare potrebbe essere per esempio l'illuminazione stradale: il paese è al buio, io ho la mia attività su corso Jatta, se lei venisse dopo le 20.30 la sera non troverebbe più nessuno in giro. Questi corsi bui e spenti non sono molto attrattivi per la gente. Tanti clienti di fuori lamentano la presenza di troppe strisce blu per i parcheggi, ho dei clienti disabili che lamentano la mancanza o la quasi totale assenza di stalli per disabili. Ci sono tante cose che potrebbero migliorare, queste sono le prime cose che mi vengono in mente».

(Foto di Thorsten Stobbe per Mulino Quaglia)
  • paolo berardi
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