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La Conferenza Episcopale Italiana s'infuria: «Nuovo decreto compromette libertà di culto»

Nessun via libera alle messe. Possibili solo funerali all'aperto con meno di 15 persone

Non solo alcune categorie produttive, ma anche l'intero clero italiano sembra non essere soddisfatto del nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in vigore dal prossimo 4 maggio.

Secondo quanto riferito ieri sera in conferenza stampa dal Premier Giuseppe Conte e da quanto si è appreso dalle prime bozze del provvedimento che apre alla Fase 2 dell'emergenza sanitaria, si potranno celebrare solo i funerali, all'aperto (verosimilmente quindi nei cimiteri) e con massimo 15 persone che terranno il distanziamento minimo di un metro.

In una nota della Conferenza Episcopale Italiana, battuta nella tarda serata di domenica 26 aprile, si legge: «I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l'esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l'impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale».

Lo stesso Presidente del Consiglio, tuttavia, durante la conferenza stampa serale aveva altresì ricordato come il Governo stia lavorando per un «pacchetto di provvedimenti tale che assicuri sicurezza» nelle celebrazioni. La speranza di molti cattolici, maggioranza nel Paese, è che si possa tornare ad assistere presto alle celebrazioni eucaristiche, sebbene in maniera contingentata e con giusta distanza.
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