Mariateresa Marinelli
Mariateresa Marinelli
Cronaca

Mariateresa e Luigi: ecco come è andata in piazza San Carlo a Torino.

Panico e sgomento hanno rovinato lo spirito sportivo dell'evento

Mariateresa e Luigi sono due giovani innamorati e amanti dello sport. Tifosi della Juve hanno approfittato del lungo week end del 2 Giugno e sono partiti per Torino, città affascinante e ricca di cultura.
Due ragazzi ruvesi che come tantissimi decidono di guardare la finale di Champions League insieme a centinaia di tifosi. Le cronache raccontano che al terzo goal del Real Madrid siano scoppiati dei petardi e sia iniziato il caos. Tutta la gente radunata in piazza ha temuto un attacco terroristico. In preda al panico le persone hanno iniziato a correre via travolgendo tutto e tutti. Mariateresa e Luigi, purtroppo si sono trovati travolti dal turbinio di questi eventi.

«Siamo di ritorno da un'esperienza forte che ci ha segnato.Ricordo l'entusiasmo con cui Luigi, il mio fidanzato, mi ha detto di aver preso i biglietti per andare a Torino a vedere la finale in piazza San Carlo. Lui era emozionato e al tempo stesso deciso.» racconta Maria Teresa
«Sabato era tutto tranquillo: al goal della Juve si esultava , si saltava, si cantava col cuore di chi credeva che fino alla fine avremmo potuto farcela. Alla fine del primo tempo ci siamo spostati al centro della piazza perché davanti a noi c'erano ragazzi che bevevano birra a volontà e fumavano una canna dietro l'altra.
Intanto arrivano il secondo goal del Real Madrid ed il terzo.»

«Avevo il telefono in mano quando ad un certo punto un forte boato invade la piazza, il rumore del vetro che si frantuma e la gente che cade come nel gioco del domino. Ho pensato subito ad una scossa di terremoto. Tra urla, pianti e panico, ci muovevamo spinti dalla folla che veniva verso di noi. C'era tanta gente a terra, sanguinante, ferita dal vetro. Io stringevo forte la mano del mio ragazzo, stavo per cadere ma, per fortuna, mi sono sentita tirare su dal braccio. Cadere per terra sarebbe stato devastante. Avevamo sangue sulle nostre maglie di gente che si era fatta davvero male. A quel punto abbiamo iniziato a correre senza mai fermarci per cercare un rifugio sicuro. Per strada c'era gente che sanguinava, altra che correva e altra ancora che chiedeva aiuto agli automobilisti che passavano. I ristoranti e i bar hanno ritirato i tavoli e le sedie e si sono chiusi all'interno.

Stanchi, abbiamo iniziato a rallentare e abbiamo cercato la strada per tornare al punto di ritrovo da cui ci sarebbero venuti a prendere. Ma, ancora una volta, gente che urlava e ricominciava a correre (si pensava ad un attacco terroristico ). Abbiamo ricominciato a correre anche noi. Ci siamo finalmente fermati davanti al commissariato di polizia in cui ci siamo rifugiati. Ci hanno offerto dell'acqua, una sedia e ci hanno tranquillizzato dicendo che si era trattato di un falso allarme.

Finalmente al sicuro abbiamo visto giungere gente senza scarpe e con le ginocchia sbucciate, gente che chiedeva aiuto poichè erano dispersi alcuni familiari, gente che denunciava la perdita dei documenti.
Oggi ci sono ancora i resti di quella che l'altroieri stava per trasformarsi in una tragedia.
Abbiamo vissuto momenti di panico.»
Un'esperienza, e la sensazione di aver avuto un angelo custode a fianco, tutta da raccontare. Gesti insensati che hanno depauperato lo spirito sportivo e di gioia del momento da condividere.
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