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Presidi in protesta: «Basta Dad a scelta». Emiliano: «Scuola luogo non sicuro»

Le difficoltà di organizzazione e gestione espresse da ANP e la posizione del Presidente

Da oggi, come da ordinanza del presidente Emiliano e fino al 23 gennaio, tutti gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado proseguiranno le attività didattiche in modalità DaD, mentre gli alunni della scuola primaria e di quella secondaria di primo grado tornano in presenza, con la possibilità per i genitori di scegliere per la DDI (Didattica digitale integrata).

Un provvedimento che però ha creato malumori da parte dei Presidi delle scuole pugliesi che si dicono «Francamente sconcertati ma dovremmo meglio dire indignati, da questo balletto di disposizioni, che ora impegnerà i dirigenti a richiedere ai genitori l'espressione della loro volontà. E, inoltre, - scrivono da ANP Puglia - tutto ciò varrà solo per 6 giorni, la scelta dei genitori è esercitabile per una sola volta e per l'intero periodo di vigenza, ossia fino al 23 gennaio, ma ci potranno essere deroghe rimesse alle valutazioni del dirigente scolastico. Il che significa che saranno possibili ripensamenti in corso d'opera da parte delle famiglie».

I dirigenti scolastici si lamentano «del fatto che con l'ultima di queste ripetute piroette si danno definitivamente tanti saluti alla stabilità dell'organizzazione e dell'offerta formativa delle scuole, da esse faticosamente perseguite fino ad oggi».

«Nelle scuole pugliesi del primo ciclo continua ad essere in vigore la discutibile "libertà di scelta" e la nuova ordinanza affossa pure la disposizione, chiesta da noi e dalle altre organizzazioni sindacali per assicurare almeno una parvenza di stabilità alla frequenza scolastica, che la scelta, una volta che fosse esercitata, non potesse essere più cambiata. Abbiamo ritenuto fosse discutibile, e continuiamo a ritenerla tale, la cosiddetta "libertà di scelta" che il Presidente Emiliano fa discendere da un "principio di rango costituzionale grosso come una montagna". Ma a questo punto meglio chiudere tutto, oppure prendersi il rischio calcolato di continuare l'attività scolastica quando e dove possibile».

«Confessiamo - sottolineano i presidi - senza falsi pudori che quella contro la "libertà di scelta" appena ricordata è una battaglia che abbiamo perso, per mancanza di alleati di un qualche peso politico e istituzionale. L'attuale ministra all'istruzione minacciò a suo tempo fuoco e fiamme contro tale principio, ma poi non ne fece più nulla. Chiudiamo quindi ogni polemica sulla libertà di scelta e accettiamo, per ora e in mancanza di altre prospettive, il male minore. Ma consentiteci, se non altro, di chiederci: se il principio evocato da Emiliano è di così grande peso da scomodare la Costituzione per giustificarlo, perché si applica solo in Puglia?»

Passando alle scuole superiori, ribadiamo la nostra ferma contrarietà alle ordinanze prefettizie nella parte in cui, adducendo le difficoltà del trasporto pubblico locale, impongono il doppio turno di ingresso e di uscita alle scuole superiori di 4 province su 6 del territorio pugliese. Diverse le controindicazioni, gli inconvenienti e i disagi che il doppio turno comporterebbe, in primo luogo per gli studenti, e in secondo luogo, per le scuole, con la complicazione - ai limiti dell'impossibilità - di gestire orari delle lezioni continuamente mutevoli, in particolare quelli relativi a docenti in servizio in più scuole».

«Non si vedono ancora le annunciate misure tese ad aumentare il livello di salvaguardia sanitaria nelle scuole - concludono - Al crash down del tracciamento dei positivi al virus, difficilmente ripristinabile in tempi brevi causa la numerosità dei contagiati, ogni giorno in aumento, dovrebbe seguire un aumento della sorveglianza sanitaria, sia per mezzo di una campagna di esecuzione a tappeto di tamponi per gli alunni, sia attraverso l'immediata e non rinviabile vaccinazione di tutto il personale della scuola. A parole, ciò è stato promesso dalla Regione, come dichiarato dall'assessore Lopalco nell'ultima riunione avuta con lui, unitamente all'istituzione della figura dell'"infermiere scolastico" ossia di una figura sanitaria dedicata unicamente alle scuole e fisicamente presente nelle scuole stesse. Siamo in attesa di atti concreti, valuteremo di conseguenza».

Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, di contro, ribadisce le motivazioni del suo provvedimento spiegando: «Quando ho emanato la scorsa ordinanza non c'era l'obbligo di presenza a scuola determinato per legge, ma da Dpcm. La mia ordinanza e quella del Governo erano della stessa sostanza giuridica, mentre ora l'obbligo è inserito in un decreto legge. Abbiamo dovuto rigirare l'ordinanza perché non posso impedire la presenza e ci siamo limitati a riaffermare il diritto di poter scegliere di non essere in presenza. Nessuna famiglia può essere obbligata durante una pandemia a mandare il proprio figlio a scuola, ma allo stesso tempo non si può ledere il diritto di chi per avere un po' di didattica è costretto ad andare a scuola».

«Che la scuola non sia un luogo sicuro è un dato di fatto, ma il Governo e il Ministero si ostinano nel voler avere le scuole aperte - aggiunge Emiliano - Sono molto grato agli insegnanti che stanno facendo un lavoro enorme, e ci stanno aiutando a tenere bassa la curva pandemica. Stanno facendo qualcosa di straordinario, riuscendo a gestire gli alunni in classe contemporaneamente con quelli che sono a casa, aiutandoci davvero a tenere vuoti gli ospedali».

«La nostra nuova ordinanza è più difficile da impugnare, basta vedere quanto accaduto in Emilia Romagna - conclude - Difficile stare a spiegare il perché si cambia la struttura giuridica dell'ordinanza, ma è il mio mestiere. E comunque il rischio che sia impugnata c'è sempre. La posizione più comoda per un presidente di Regione sarebbe adeguarsi a quanto stabilito dal Governo, ma credo che sia l'opinione pubblica che il sistema sanitario (nonostante mi fischino spesso le orecchie) mi sia grato del fatto che stiamo tentando di evitare che la scuola sia uno degli acceleratori della terza ondata».
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