Da Ruvo per rifornirsi di droga. 25 arresti nel clan Dello Russo

Operazione "Anno Zero" a Terlizzi, considerato uno snodo importante dello spaccio. Le dosi ordinate per telefono

martedì 7 gennaio 2020 12.50
Sono 25 le persone arrestate nell'operazione "Anno Zero" dei Carabinieri a Terlizzi, città considerata uno snodo importante dello spaccio. Gli acquirenti venivano anche da Ruvo di Puglia: i pusher ricevevano ordini per telefono recapitando la droga in aree periferiche o rurali del paese.

Oltre 250 i militari impegnati. Decine gli arresti e le perquisizioni domiciliari alla ricerca di armi e stupefacenti. Unità cinofile, metal detector, sofisticate strumentazioni ed un elicottero sono stati utilizzati dai Carabinieri per chiudere il cerchio sul gruppo Dello Russo. Capi e partecipi sono stati neutralizzati da una complessa indagine che, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, ha colpito un pericoloso gruppo criminale, attivo nel nord barese.

Le accuse nei confronti dei pregiudicati di Terlizzi vicini al gruppo criminale facente capo alla famiglia Dello Russo sono di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti con l'aggravante dell'organizzazione armata. Nel corso dell'indagine, i Carabinieri avevano già proceduto all'arresto di 10 indagati, al sequestro di stupefacenti (cocaina, eroina, marijuana ed hashish) ed alla segnalazione all'Ufficio Territoriale del Governo di numerosi loro assuntori.

L'indagine, basata su intercettazioni telefoniche, ambientali e videoriprese, è cominciata nel 2014 e si è arricchita nel corso degli anni delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, inizialmente terlizzesi vittime di minacce da parte del gruppo criminale, poi bitontini. Si tratta, in questo caso, dei pregiudicati divenuti collaboratori di giustizia dopo l'omicidio di Anna Rosa Tarantino, uccisa per errore a Bitonto durante un agguato mafioso nel dicembre 2017.

L'operazione - denominata "Anno Zero" - è il frutto di un'indagine avviata nel 2014 dalla Tenenza di Terlizzi retta da Paolo Milici e poi proseguita ssieme, sino al luglio del 2018, dalla Compagnia di Molfetta retta da Vito Ingrosso e dal Nucleo Investigativo di Bari, sviluppata mediante incessanti servizi di osservazione e di pedinamento effettuati in territori ostili e per mezzo di costanti attività tecniche d'intercettazione telefonica ed ambientale.

L'indagine, inoltre, si è arricchita negli anni delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, inizialmente terlizzesi vittime di minacce da parte del gruppo criminale, poi bitontini. Si tratta, in questo caso, dei pregiudicati divenuti collabori di giustizia dopo l'omicidio dell'anziana Anna Rosa Tarantino, uccisa per errore a Bitonto durante un agguato mafioso nel dicembre 2017, che hanno consentito di: Gli inquirenti, inoltre, hanno potuto anche: Durante le indagini è stato possibile anche: