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Referendum dell'8 e 9 giugno, tutte le indicazioni per il voto

Urne aperte per cinque quesiti: necessario superare il quorum per la validità

È alle porte il referendum abrogativo di domenica 8 e lunedì 9 giugno circa cinque quesiti, di cui quattro sul lavoro – formulati dalla CGIL – e uno sulla cittadinanza, avanzato da Più Europa come capofila di altre realtà politiche, così come ammessi dalla Corte Costituzionale il 20 gennaio 2025.

Le urne saranno aperte domenica 8 giugno, dalle ore 7:00 alle ore 23:00, e lunedì 9 giugno, dalle ore 7:00 alle ore 15:00: bisognerà munirsi di tessera elettorale e di documento d'identità in corso di validità.

Potranno votare tutti i cittadini italiani maggiorenni iscritti alle liste elettorali. Chi si trova in un comune diverso da quello di residenza – se fuorisede per almeno tre mesi per studio, lavoro o cure mediche – potrà votare soltanto se ha presentato domanda all'istituzione di riferimento entro lo scorso 4 maggio. Gli iscritti all'AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all'Estero) potranno esprimere il proprio voto per corrispondenza.

Garantito il voto assistito: gli elettori con disabilità, infatti, possono richiedere assistenza o votare in sezioni appositamente attrezzate.

Per la validità del referendum, occorre raggiungere il quorum, ossia dovrà votare almeno il 50% + 1 degli aventi diritto.

Primo quesito sui licenziamenti ingiusti (scheda grigia)

Vuole abrogare la disciplina sui licenziamenti illegittimi, eliminando le modifiche introdotte dal Jobs Act che non permette di reintegrare i lavoratori assunti dopo il 2015 in caso di licenziamento illegittimo. Esso, quindi, mira a ripristinare l'articolo numero 18 dello Statuto dei lavoratori.

Il "Sì", quindi, comporta l'abrogazione del limite al reintegro previsto dal Jobs Act. Sarebbe, cioè, ripristinato il diritto al reintegro per i lavoratori licenziati senza giusta causa.

Secondo quesito sulle tutele nelle piccole imprese (scheda rossa)

Concerne le piccole imprese – quelle con meno di 15 dipendenti - per eliminare il tetto massimo d'indennizzo di sei mesi in caso di licenziamento illegittimo. Si focalizza, dunque, l'attenzione sull'implementazione di maggiori tutele per i lavoratori delle piccole realtà imprenditoriali.

La disciplina attuale prevede che anche un licenziamento illegittimo può essere sanzionato con un indennizzo massimo molto contenuto. Il referendum, invece, intende abrogare questa soglia, restituendo ai giudici la discrezionalità nella determinazione dell'indennità, anche per rafforzare il principio di equità tra lavoratori.

Terzo quesito sui contratti a termine (scheda arancione)

Punta a regolamentare la stesura dei contratti a termine, così da ridurre la piaga del precariato e rendere il lavoro più stabile. Oggi, infatti, i rapporti a termine possono essere instaurati fino a dodici mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo.

La vittoria del "Sì" comporterebbe l'abolizione dell'assenza di causa specifica per i contratti a termine: sarebbe, cioè, codificato il principio della necessità di una motivazione precisa per il contratto a tempo determinato.

Quarto quesito sulla sicurezza negli appalti (scheda verde)

Si incentra sulla salute e sulla sicurezza sul lavoro, invitando all'abrogazione delle norme che impediscono di estendere la responsabilità all'impresa appaltante, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti.

Il referendum ha come obiettivo quello di reintrodurre la responsabilità solidale, rendendo i committenti corresponsabili in caso di mancato rispetto delle norme di sicurezza da parte degli appaltatori. Si vuole, dunque, prevenire il fenomeno delle "catene" di subappalti impuniti.

Quinto quesito sulla cittadinanza (scheda azzurra)

Riguarda l'accesso alla cittadinanza italiana per i cittadini stranieri non appartenenti all'Unione Europea. La normativa attuale prevede un periodo minimo di 10 anni di residenza legale continuativa. Il referendum, invece, intende dimezzare da 10 a 5 anni i tempi di residenza legale in Italia per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana.

La riduzione del requisito di residenza consente soprattutto alle persone extracomunitarie cresciute in Italia
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