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Religioni
Ruvo ricorda Santa Filomena con una solenne celebrazione nella chiesa dei Cappuccini
Una messa presieduta da Mons. Vincenzo Pellegrini rievoca l’antica devozione cittadina verso la martire “scomparsa”
Ruvo - giovedì 14 agosto 2025
7.44
Ieri mattina, 13 agosto, nella chiesa di Santa Maria Maddalena già dei Cappuccini di Ruvo di Puglia si è tenuta, alle ore 8.30, la solenne celebrazione eucaristica in onore di Santa Filomena, vergine e martire, presieduta da Mons. Vincenzo Pellegrini. Una liturgia intensa e raccolta, che ha voluto rinnovare il ricordo di una devozione antica, oggi quasi scomparsa, ma che per oltre un secolo fu profondamente radicata nella comunità ruvese.
Fino al 1961, infatti, proprio il 13 agosto la Chiesa festeggiava ufficialmente Santa Filomena, la cui storia affonda le radici in un ritrovamento avvenuto nel 1802 nelle catacombe romane di Priscilla. In quell'occasione vennero scoperte le ossa di una giovane martire, accompagnate da un'iscrizione che, ricomposta, recitava: Pax tecum Filumena ("La pace sia con te, Filomena"). I simboli incisi – la palma e le lance – portarono a riconoscerla come martire dei primi secoli e il suo corpo fu traslato nella città di Mugnano del Cardinale in provincia di Avellino. Mancando altre fonti storiche, nel 1961, durante la revisione del Martirologio romano voluta da Papa Giovanni XXIII, il suo nome venne rimosso dal calendario liturgico.
A Ruvo di Puglia, però, il culto di Santa Filomena aveva assunto una dimensione straordinaria. La statua vestita della martire, giunta in città nel 1835, divenne subito oggetto di profonda venerazione popolare e ad essa furono attribuiti numerosi prodigi. Il primicerio don Domenico Chieco ne raccontò i miracoli nel volume Apologia parenetica, narrado di strani movimenti oculari, colpi alle pareti per avvertire della sua presenza e guarigioni miracolose.
Fu negli anni Sessanta, sotto il pontificato di Giovanni XXIII, che il parroco di allora, don Ermete Terzulli, dopo aver discusso la questione con il vescovo diocesano Mons. Aurelio Marena, decise – per eccessivo zelo – di far sparire il simulacro invece di custodirlo come suggerito. Gli abiti della statua furono riutilizzati per confezionare paramenti liturgici, ma il volto, il diadema e le mani non furono mai più ritrovati. Nonostante le richieste di chiarimenti - formulate dal giovane don Vincenzo Pellegrini, oggi rettore - il parroco eluse sempre l'argomento e, dopo la sua morte, non emersero più informazioni. Così, mentre altre città come Bari o Minervino Murge conservarono le proprie statue di Santa Filomena, quella ruvese scomparve del tutto.
Oggi la memoria di quella fervente venerazione sopravvive in poche tracce, come l'edicola votiva sulla strada per Altamura, purtroppo in cattivo stato di conservazione. Eppure, la celebrazione di ieri ha mostrato che la devozione verso la santa non è del tutto svanita: tante donne e tanti uomini che portano il nome di Filomena hanno voluto essere presenti per testimoniare come, anche lontano dalle celebrazioni ufficiali, il culto continui a vivere nel privato e nei cuori dei fedeli.
La messa presieduta da Mons. Pellegrini ha così assunto uno spiccato valore storico e identitario: un momento per riscoprire un legame di fede che, pur avvolto dalla polvere del tempo, continua a parlare alla comunità ruvese con la forza della sua storia.
Fino al 1961, infatti, proprio il 13 agosto la Chiesa festeggiava ufficialmente Santa Filomena, la cui storia affonda le radici in un ritrovamento avvenuto nel 1802 nelle catacombe romane di Priscilla. In quell'occasione vennero scoperte le ossa di una giovane martire, accompagnate da un'iscrizione che, ricomposta, recitava: Pax tecum Filumena ("La pace sia con te, Filomena"). I simboli incisi – la palma e le lance – portarono a riconoscerla come martire dei primi secoli e il suo corpo fu traslato nella città di Mugnano del Cardinale in provincia di Avellino. Mancando altre fonti storiche, nel 1961, durante la revisione del Martirologio romano voluta da Papa Giovanni XXIII, il suo nome venne rimosso dal calendario liturgico.
A Ruvo di Puglia, però, il culto di Santa Filomena aveva assunto una dimensione straordinaria. La statua vestita della martire, giunta in città nel 1835, divenne subito oggetto di profonda venerazione popolare e ad essa furono attribuiti numerosi prodigi. Il primicerio don Domenico Chieco ne raccontò i miracoli nel volume Apologia parenetica, narrado di strani movimenti oculari, colpi alle pareti per avvertire della sua presenza e guarigioni miracolose.
Fu negli anni Sessanta, sotto il pontificato di Giovanni XXIII, che il parroco di allora, don Ermete Terzulli, dopo aver discusso la questione con il vescovo diocesano Mons. Aurelio Marena, decise – per eccessivo zelo – di far sparire il simulacro invece di custodirlo come suggerito. Gli abiti della statua furono riutilizzati per confezionare paramenti liturgici, ma il volto, il diadema e le mani non furono mai più ritrovati. Nonostante le richieste di chiarimenti - formulate dal giovane don Vincenzo Pellegrini, oggi rettore - il parroco eluse sempre l'argomento e, dopo la sua morte, non emersero più informazioni. Così, mentre altre città come Bari o Minervino Murge conservarono le proprie statue di Santa Filomena, quella ruvese scomparve del tutto.
Oggi la memoria di quella fervente venerazione sopravvive in poche tracce, come l'edicola votiva sulla strada per Altamura, purtroppo in cattivo stato di conservazione. Eppure, la celebrazione di ieri ha mostrato che la devozione verso la santa non è del tutto svanita: tante donne e tanti uomini che portano il nome di Filomena hanno voluto essere presenti per testimoniare come, anche lontano dalle celebrazioni ufficiali, il culto continui a vivere nel privato e nei cuori dei fedeli.
La messa presieduta da Mons. Pellegrini ha così assunto uno spiccato valore storico e identitario: un momento per riscoprire un legame di fede che, pur avvolto dalla polvere del tempo, continua a parlare alla comunità ruvese con la forza della sua storia.

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