
Eventi e cultura
Il maestro ruvese Pino Minafra all’Italian Instabile Orchestra a Castellana Grotte
L’Avanguardia Infinita del Jazz Italiano: la partecipazione del maestro Pino Minafra, emblema della sperimentazione musicale e della libertà creativa
Ruvo - giovedì 5 giugno 2025
Un appuntamento di alto profilo artistico e culturale ha animato la serata del 4 giugno presso l'Associazione Musicale e Culturale "Nino Rota" di Castellana Grotte, con la proiezione dell'evento "Italian Instabile Orchestra – Live a Casa del Jazz in Roma", registrato lo scorso 16 ottobre 2024.
Un'occorrenza per rievocare, attraverso immagini e suoni potenti, il ritorno sulla scena di quella che è stata definita la più visionaria e iconoclasta Big Band del jazz italiano contemporaneo.
A introdurre la serata, due voci autorevoli: il musicologo e poeta Vittorino Curci e il protagonista indiscusso della scena avant-garde europea, e Pino Minafra, trombettista ruvese, fondatore e autentico motore poetico dell'Italian Instabile Orchestra. La loro conversazione ha offerto una lettura colta e profonda del senso artistico e politico della musica improvvisata, svelando le radici ideologiche e le tensioni utopiche che attraversano trent'anni di storia orchestrale.
Figura chiave del free jazz europeo, Pino Minafra è ben più di un interprete: è un alchimista del suono, un costruttore di utopie sonore. La sua visione artistica ha reso possibile la nascita, nel 1990, dell'Italian Instabile Orchestra, collettivo multiforme e anarchico, capace di sovvertire gli schemi tradizionali della musica colta e popolare. Durante il suo intervento, il maestro ha saputo fondere aneddotica personale e analisi storica, restituendo al pubblico il clima di fermento intellettuale da cui scaturì l'esperienza dell'Instabile.
«L'Italian Instabile Orchestra è anche un atto di resistenza culturale, un laboratorio permanente di libertà estetica», ha dichiarato Minafra, con quella forza espressiva che lo contraddistingue da sempre.
La proiezione del concerto ha catturato in modo magistrale la complessità polifonica e la tensione emotiva della performance. Merito della sapiente regia e del montaggio curato da Luigi Taccone, che ha trasformato il documento audiovisivo in un'opera a sé stante, capace di restituire la densità timbrica e l'energia gestuale di un ensemble che ha fatto dell'improvvisazione collettiva un'arte assoluta.
La scena della Casa del Jazz si è popolata di suoni imprevedibili, costruzioni armoniche instabili e momenti di lirismo sospeso, dando vita a un paesaggio sonoro di rara intensità. Ogni musicista ha potuto esprimere la propria singolarità in un contesto dialogico e inclusivo, fedele alla vocazione pluralistica dell'orchestra.
L'iniziativa, promossa dall'Associazione "Nino Rota", si inserisce in un percorso di valorizzazione delle forme più ardite e significative della musica d'autore italiana. Eventi come questo, che intrecciano memoria e contemporaneità, ascolto e riflessione, contribuiscono a formare una nuova coscienza critica nei confronti dell'arte sonora.
L'eredità dell'Italian Instabile Orchestra — e con essa la voce limpida e incendiaria di Pino Minafra — ci ricorda che il jazz, se vissuto nella sua essenza più profonda, non è solo musica, ma atto politico, gesto poetico, visione del mondo.
Un'occorrenza per rievocare, attraverso immagini e suoni potenti, il ritorno sulla scena di quella che è stata definita la più visionaria e iconoclasta Big Band del jazz italiano contemporaneo.
A introdurre la serata, due voci autorevoli: il musicologo e poeta Vittorino Curci e il protagonista indiscusso della scena avant-garde europea, e Pino Minafra, trombettista ruvese, fondatore e autentico motore poetico dell'Italian Instabile Orchestra. La loro conversazione ha offerto una lettura colta e profonda del senso artistico e politico della musica improvvisata, svelando le radici ideologiche e le tensioni utopiche che attraversano trent'anni di storia orchestrale.
Figura chiave del free jazz europeo, Pino Minafra è ben più di un interprete: è un alchimista del suono, un costruttore di utopie sonore. La sua visione artistica ha reso possibile la nascita, nel 1990, dell'Italian Instabile Orchestra, collettivo multiforme e anarchico, capace di sovvertire gli schemi tradizionali della musica colta e popolare. Durante il suo intervento, il maestro ha saputo fondere aneddotica personale e analisi storica, restituendo al pubblico il clima di fermento intellettuale da cui scaturì l'esperienza dell'Instabile.
«L'Italian Instabile Orchestra è anche un atto di resistenza culturale, un laboratorio permanente di libertà estetica», ha dichiarato Minafra, con quella forza espressiva che lo contraddistingue da sempre.
La proiezione del concerto ha catturato in modo magistrale la complessità polifonica e la tensione emotiva della performance. Merito della sapiente regia e del montaggio curato da Luigi Taccone, che ha trasformato il documento audiovisivo in un'opera a sé stante, capace di restituire la densità timbrica e l'energia gestuale di un ensemble che ha fatto dell'improvvisazione collettiva un'arte assoluta.
La scena della Casa del Jazz si è popolata di suoni imprevedibili, costruzioni armoniche instabili e momenti di lirismo sospeso, dando vita a un paesaggio sonoro di rara intensità. Ogni musicista ha potuto esprimere la propria singolarità in un contesto dialogico e inclusivo, fedele alla vocazione pluralistica dell'orchestra.
L'iniziativa, promossa dall'Associazione "Nino Rota", si inserisce in un percorso di valorizzazione delle forme più ardite e significative della musica d'autore italiana. Eventi come questo, che intrecciano memoria e contemporaneità, ascolto e riflessione, contribuiscono a formare una nuova coscienza critica nei confronti dell'arte sonora.
L'eredità dell'Italian Instabile Orchestra — e con essa la voce limpida e incendiaria di Pino Minafra — ci ricorda che il jazz, se vissuto nella sua essenza più profonda, non è solo musica, ma atto politico, gesto poetico, visione del mondo.