La storia del signor Peppino e di una sanità che non funziona

Il consigliere Mario Conca chiede a Emiliano di procedere subito con il piano di riordino del Nord Barese

lunedì 13 febbraio 2017 13.54
Questa è la storia del signor Giuseppe Lamura, detto Peppino, ruvese: qualche giorno fa si è fatto male a una mano, al pollice, s'era gravemente ferito in campagna con l'accetta. Recatosi all'ospedale di Terlizzi con la sua auto, dopo aver atteso qualche ora per essere assistito perdendo molto sangue, viene spedito a Corato per la consulenza ortopedica. Arrivato a Corato, dopo aver atteso un'oretta, viene rispedito a Terlizzi che, non avendo il chirurgo plastico, lo invia al Policlinico di Bari. Qui viene finalmente preso in carico e curato, ma per chiudere il pronto soccorso è necessario andare nuovamente a Terlizzi. Per questo giro assurdo ci sono volute più di 8 ore a bordo della sua auto, ma se non avesse avuto l'autovettura e il figlio/autista avrebbe dovuto impegnare un autista, un infermiere ed un ausiliario sottraendoli al lavoro di routine. A raccontare questa storia è il consigliere regionale Mario Conca del Movimento Cinque Stelle, arrivato a Ruvo dove ha incontrato proprio il signor Peppino.

«Purtroppo - racconta Conca - questo è solo un esempio che si ripete giornalmente quando trattasi della lesione tendinea, che dopo la consulenza ortopedica a Corato per distacco parcellare della falange, necessita di chirurgia plastica al Policlinico, visto che né al San Paolo né al Sarcone di Terlizzi suturano i tendini. Per gli interventi chirurgici in elezione stessa storia, i medici non lavorano in sicurezza e sono preoccupati, di emergenza-urgenza neanche a parlarne e le cose non vanno meglio per i pazienti psichiatrici che si è costretti a trasferire ad Aversa o a San Giovanni Rotondo per mancanza di posti letto. L'incolumità pubblica - continua l'esponente dei Cinque Stelle - è seriamente a rischio nel Nord-Barese, non possiamo aspettare un solo altro giorno, urge una riorganizzazione immediata, che sia quella del piano varato o una rivisitazione più che auspicata. Ho sollecitato nuovamente Emiliano perché deve trovare il coraggio di procedere con il piano di riordino, visto che non ha voluto ascoltarci quando gli chiedevamo di implementare prima la propedeutica medicina territoriale e di rispettare l'articolo 19, commi 9 e 10, della legge 4 del 2010. Ora proceda chiudendo i PPIT e gli ospedali a rischio che lui ha individuato, senza aspettare le amministrative a Molfetta e Terlizzi per inaccettabili interessi di partito».