Antonella brilla
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Vita di città

Antonella Brilla e il suo artigianato... Ma non chiamatemi artista

Una ruvese che guarda lontano ma resta con i piedi piantati nella sua terra

Vince un premio di riconoscimento per la sua carriera presso confartigianato di Bari e salta agli onori della cronaca cittadina. Il premio conferito a lei e ad altre due donne è promosso da Donna Impresa. Con la ruvese Antonella Brilla, vengono premiate la restauratrice Marisa Camasta e l'esperta in comunicazione e immagine Manuela Lenoci. Donne che si sono fatte conoscere nel territorio per il loro lavoro e per il loro profuso impegno.

Antonella Brilla ha una bottega orafa in Largo Cattedrale, esattamente di fronte la chiesa icona di Ruvo di Puglia.
Scopriamo in un'intervista che la Brilla è una persona estremamente volitiva. Sa quello che vuole e persegue i suoi obiettivi senza sosta. Una donna piena di sogni da realizzare, sogni che sono progetti ambiziosi e meravigliosi. Raccontiamo di Antonella perché si parla tanto di coloro che partono, ma pochissimo di coloro che nonostante tutto scelgono di restare. Antonella Brilla ha sogni enormi, che vogliono coinvolgere mercati mondiali, viaggia tantissimo per lavoro, fa ricerche, è curiosa e si propone con coraggio. E vive a Ruvo di Puglia, dove è orafa, moglie e madre.

Se si incappa nelle sue vetrine si viene attratti dall'originalità delle sue opere. Gioielli strani fatti con piume e perle, nastri e oro, pietre preziose e materiale povero. Ma non vuole essere chiamata artista. Si considera un'artigiana. Una artigiana che ha a che fare con materiali preziosi.
Antonella si racconta a Ruvoviva.it e scopriamo come la sua sia una passione nata da una storia d'amore.
«Ho scoperto che avrei voluto fare questo lavoro a 10 anni quando mio nonno mi raccontava della sua esperienza in guerra: i miei nonni si sono sposati nel '40. Pochi mesi dopo mio nonno fu chiamato alle armi, partì e fu fatto prigioniero e portato in Australia. Le donne erano esortate a donare tutto l'oro che avevano per sostenere la causa. Mia nonna dovette donare l'unica cosa in oro che avesse: la fede. Mia nonna raccontò questa cosa a mio nonno in una lettera e mio nonno per il dispiacere prese una moneta d'argento e la lavorò affinchè assomigliasse ad una fede. Tornò con quell'anello sette anni dopo. Quell'anello lo custodisco gelosamente io, adesso.»
E continua «Ha fatto quell'anello in Australia, da contadino ed io mi meravigliavo di come fosse riuscito a fare una cosa tanto bella senza mezzi né conoscenza.
Il desiderio di tornare a casa, dalla sua amata, l'attaccamento alla vita a quella donna che aveva lasciato appena sposato, ecco io ho pensato che il lavoro dell'orafo dovesse essere fondamentalmente questo. Non attaccarsi a qualcosa di materiale ma legare qualcosa di materiale a dei sentimenti, che nel tempo devono rimanere ed essere tramandati, a qualcosa che non può morire.»

Il racconto che segna tutta una vita. Antonella pensa che realizzare gioielli per una persona sia la cosa più bella del mondo.
«Io non ho mai realizzato qualcosa di banale per la persona che mi stava commissionando un lavoro. Mai. Ho sempre dato una mia interpretazione a quello che mi veniva chiesto. E mai ho fatto due gioielli uguali. Tutti i miei pezzi sono pezzi unici. E così la ricerca dei materiali. Compri una gemma una sola volta non tutti i giorni. Ma deve essere bella.
Posso risultare arrogante, presuntuosa, alle volte. No, non è così. Se io parlo è perché so quello dico, so quello che vendo.»

Parliamo del tuo progetto più grande e ambizioso. Fantò.
«Sto lavorando a questo progetto da 6 anni, con grande utilizzo di forze e risorse. Ma è un progetto in cui fermamente credo e so che giungerà al successo. Ho realizzato quattro marionette che raffigurano Pinocchio. Alcune più semplici, altre più ricche. Il progetto Fantò rivisita le favole popolari. Dopo Pinocchio ho in mente la realizzazione di altri personaggi delle fiabe popolari.»
E tira fuori dei piccoli e preziosissimi capolavori.
Ciondoli mobili, due pinocchi fatti d'oro e legno, con e senza diamanti, e due ciodoli completamente d'oro, con e senza diamanti. Il target è altissimo. Il Pinocchio più ricco, pesa circa 22 grammi d'oro e ha incastonati più di 4 carati di diamant. Il prezzo al pubblico viaggia intorno ai 17.000 euro. In vendita solo sotto commissione. Per realizzare un Pinocchio servono 20, 25 giorni.
La domanda spontanea... quanti ne hai venduti? Nemmeno uno, risponde l'orafa. Ma non è un problema. So che prima o poi ci riuscirò.«
«Il marchio Fantò è un marchio depositato alla camera di commercio, ma Pinocchio, il personaggio non l'ho invetato io. La mia idea è quella di utilizzare il legno, e lo studio sta nell'assemblaggio. Su un perno si muove tutta la marionetta. Adesso ci sono solo quattro esemplari. I numeri zero. Ideato prima delle Carose, le bamboline siciliane che hanno avuto il boom qualche anno fa.»

Non è frustrante aver lavorato così tanto ad un progetto e non essere riuscita ad avere un riscontro?
«No, lo sarei se non avessi avuto un parere positivo dai gioiellieri di un certo calibro. Ho fatto vedere Fantò ai gioiellieri più celebri del mondo. Tutti mi hanno detto che è molto bello. Non avrebbero auto problemi a vendere questo prodotto se avesse avuto un nome conosciuto quale Damiani, Crivelli, Wempe, Paris Vendome. MA quando gioiellieri che hanno meraviglie nelle loro vetrine notano il mio Pinocchio al mio collo e mi fanno i complimenti ho la conferma che sto andando sulla strada giusta. Il mercato al quale ambisco è un mercato d'elite, ma so che non sto proponendo cose assurde. Quello che propongo ha un valore reale.»

Cosa vorresti dalla tua città?
« Che non si parlasse solo per sentito dire. Vorrei che le persone entrassero nella mia bottega con curiosità, per vedere cosa faccio e come lo faccio. Vorrei che fosse possibile avere un rapporto diretto con le scuole e vorrei poter insegnare questo mestiere bellissimo ai ragazzi che si vogliono approcciare a questa professione. Ruvo ha tante cose meravigliose da offrire. Basta saper dove poggiare lo sguardo.»

In bocca al lupo per Fantò, è un po' impegantivo...
«Mi sto svenando» conclude sorridendo «ma è una cosa che devo portare a termine, fosse anche l'unica cosa che farò. Credo fortemente in Fantò. IN Pinocchio e nei personaggi che lo seguiranno. E' come se fosse un figlio per me. Mia figlia e mio marito sono con me.»
Antonella Brilla. L'artigianato, un sogno, Fantò. Ma non chiamatemi artistaAntonella Brilla. L'artigianato, un sogno, Fantò. Ma non chiamatemi artistaAntonella Brilla. L'artigianato, un sogno, Fantò. Ma non chiamatemi artistaAntonella Brilla. L'artigianato, un sogno, Fantò. Ma non chiamatemi artista
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