
Attualità
I giovani e la paura della pandemia. Sicuri vada tutto bene? Ruvoviva incontra alcuni studenti del "Tedone"
I nostri giovani si son trovati a vivere due anni di chiusure, di rinunce, di fatiche e di tanto dolore.
Ruvo - lunedì 27 giugno 2022
7.21
Giovani è sinonimo di futuro. Giovani è sinonimo di speranza. Giovani è sinonimo di vita. Giovani è sinonimo di fragilità. Giovani è sinonimo di preziosità.
E come diamanti, preziosissimi ma allo stesso tempo tanto e troppo fragili, i nostri giovani, scossi da un terremoto improvviso chiamato COVID-19, si son trovati a vivere due anni di chiusure, di rinunce, di fatiche e di tanto dolore.
Ci si è mai chiesti allora quanto ha influito questa pandemia sulle loro vite? Ci si è mai chiesti di quanto questa abbia potuto stravolgere, da un momento all'altro, la loro quotidianità?
Ruvoviva ha incontrato un gruppo di studenti del quarto liceo presso il Liceo Tedone che, in presenza anche di una loro docente, si sono prestati a rispondere ad alcune nostre curiosità, in riva al mare, come una normale e spensierata chiacchierata tra amici.
Quella scolastica è una realtà fondamentale e di primaria importanza, che ricopre una buona percentuale nella vita dei ragazzi. E quindi, che influenza ha avuto la pandemia da COVID-19 sulla loro vita scolastica?
Domanda che ha fatto fruttare i vari modi di approccio dei ragazzi, testimoniando la loro preziosa diversità: tra chi ha sfruttato la chiusura forzata per poter esprimere al meglio le proprie capacità nello studio, scoprendo anche la bellezza di quest'ultimo a chi lo ha considerato come un mezzo per evadere dalla bruttura della realtà, una valvola di sfogo, che si è poi trasformato in ossessione per la perfezione e poi in un macigno pesante da reggere sulle spalle, come pesante è l'approccio al giudizio, che nella sistema scolastico di oggi prende le vesti di un numero. E ancora c'è chi ha sfruttato la situazione per poter conoscere meglio, attraverso lo studio, la propria persona, e chi non ha riscontrato alcun cambiamento ed ha continuato a far semplicemente "Il proprio dovere".
In questo grande e imprevedibile gioco chiamato vita, fondamentale è la presenza di guide capaci di mostrare quella che è la via più giusta, più vera, capaci di prendere per mano i ragazzi e condurli per quella strada tortuosa.
E docenti capaci di entrare in un rapporto empatico con i propri alunni si son dimostrati essere di estrema importanza. Docenti capaci di capire le fragilità dei propri alunni, farle proprie, viverle al loro stesso modo, e utilizzare la grande arma del sapere e della cultura per sconfiggerle. Abbattendo quel muro che separa il mondo dei docenti (e quindi degli adulti) da quello degli alunni (e quindi dei giovani), si può creare quel rapporto di intimità tra le due realtà, capace di sconfiggere ogni tipo di pesantezza, fisica o mentale che sia, con il fine di vivere meglio il viaggio tra i banchi di scuola e non.
Una pandemia questa che tra le tante brutture ha portato anche tanta solitudine. Solitudine che tutti, volenti o nolenti, a modo proprio, hanno dovuto affrontare.
"Non avevo più nemmeno me stessa" - spiega in un modo chiaro e deciso una delle ragazze presenti. La mancanza del contatto con l'altro, ti fa perdere contezza di te stesso. Una chiusura che ha portato alla maturazione di un'ansia sociale e di una paura del contatto - si è parlato di un "dosaggio del contatto" - ancora oggi, in una situazione che si può definire "normale", non superata.
Quest'ultimi anni hanno condotto ad una nuova percezione della quotidianità, ad un nuovo percorso mentale che vede nei numeri un punto centrale. I dati che quotidianamente venivano proposti dai vari mass-media, inconsciamente sono stati assorbiti, son stati fatti propri e riversati poi nelle piccole cose di tutti i giorni.
Il desiderio di pianificare la vita "numericamente e scientificamente", ha fatto sbocciare nelle anime e nelle menti dei giovani un'ossessione maniacale per la perfezione. Il risultato di tutto ciò è la voglia, il desiderio più sentito, di condurre una vita "normale", dove per normale s'intende "calma", senza troppe montagne russe da affrontare, che ti portano, per forza di cose, a percepire emozioni e sentimenti diversi per ogni singolo secondo che passa.
In questa situazione di caos totale, quindi, bisogna sapersi fermare, bisogna almeno provare di capire l'importanza dei nostri giovani, che secondo dopo secondo, sono giovani sempre un po' di meno.
"La giovinezza non consiste nel cambiare continuamente opinioni e nella mutevolezza dei sentimenti, ma nel provare quotidianamente, a contatto con la vita, la forza e la tenacia di quelle idee e di quei sentimenti."
(Jean-Paul Sartre).
Michele Mastropirro
E come diamanti, preziosissimi ma allo stesso tempo tanto e troppo fragili, i nostri giovani, scossi da un terremoto improvviso chiamato COVID-19, si son trovati a vivere due anni di chiusure, di rinunce, di fatiche e di tanto dolore.
Ci si è mai chiesti allora quanto ha influito questa pandemia sulle loro vite? Ci si è mai chiesti di quanto questa abbia potuto stravolgere, da un momento all'altro, la loro quotidianità?
Ruvoviva ha incontrato un gruppo di studenti del quarto liceo presso il Liceo Tedone che, in presenza anche di una loro docente, si sono prestati a rispondere ad alcune nostre curiosità, in riva al mare, come una normale e spensierata chiacchierata tra amici.
Quella scolastica è una realtà fondamentale e di primaria importanza, che ricopre una buona percentuale nella vita dei ragazzi. E quindi, che influenza ha avuto la pandemia da COVID-19 sulla loro vita scolastica?
Domanda che ha fatto fruttare i vari modi di approccio dei ragazzi, testimoniando la loro preziosa diversità: tra chi ha sfruttato la chiusura forzata per poter esprimere al meglio le proprie capacità nello studio, scoprendo anche la bellezza di quest'ultimo a chi lo ha considerato come un mezzo per evadere dalla bruttura della realtà, una valvola di sfogo, che si è poi trasformato in ossessione per la perfezione e poi in un macigno pesante da reggere sulle spalle, come pesante è l'approccio al giudizio, che nella sistema scolastico di oggi prende le vesti di un numero. E ancora c'è chi ha sfruttato la situazione per poter conoscere meglio, attraverso lo studio, la propria persona, e chi non ha riscontrato alcun cambiamento ed ha continuato a far semplicemente "Il proprio dovere".
In questo grande e imprevedibile gioco chiamato vita, fondamentale è la presenza di guide capaci di mostrare quella che è la via più giusta, più vera, capaci di prendere per mano i ragazzi e condurli per quella strada tortuosa.
E docenti capaci di entrare in un rapporto empatico con i propri alunni si son dimostrati essere di estrema importanza. Docenti capaci di capire le fragilità dei propri alunni, farle proprie, viverle al loro stesso modo, e utilizzare la grande arma del sapere e della cultura per sconfiggerle. Abbattendo quel muro che separa il mondo dei docenti (e quindi degli adulti) da quello degli alunni (e quindi dei giovani), si può creare quel rapporto di intimità tra le due realtà, capace di sconfiggere ogni tipo di pesantezza, fisica o mentale che sia, con il fine di vivere meglio il viaggio tra i banchi di scuola e non.
Una pandemia questa che tra le tante brutture ha portato anche tanta solitudine. Solitudine che tutti, volenti o nolenti, a modo proprio, hanno dovuto affrontare.
"Non avevo più nemmeno me stessa" - spiega in un modo chiaro e deciso una delle ragazze presenti. La mancanza del contatto con l'altro, ti fa perdere contezza di te stesso. Una chiusura che ha portato alla maturazione di un'ansia sociale e di una paura del contatto - si è parlato di un "dosaggio del contatto" - ancora oggi, in una situazione che si può definire "normale", non superata.
Quest'ultimi anni hanno condotto ad una nuova percezione della quotidianità, ad un nuovo percorso mentale che vede nei numeri un punto centrale. I dati che quotidianamente venivano proposti dai vari mass-media, inconsciamente sono stati assorbiti, son stati fatti propri e riversati poi nelle piccole cose di tutti i giorni.
Il desiderio di pianificare la vita "numericamente e scientificamente", ha fatto sbocciare nelle anime e nelle menti dei giovani un'ossessione maniacale per la perfezione. Il risultato di tutto ciò è la voglia, il desiderio più sentito, di condurre una vita "normale", dove per normale s'intende "calma", senza troppe montagne russe da affrontare, che ti portano, per forza di cose, a percepire emozioni e sentimenti diversi per ogni singolo secondo che passa.
In questa situazione di caos totale, quindi, bisogna sapersi fermare, bisogna almeno provare di capire l'importanza dei nostri giovani, che secondo dopo secondo, sono giovani sempre un po' di meno.
"La giovinezza non consiste nel cambiare continuamente opinioni e nella mutevolezza dei sentimenti, ma nel provare quotidianamente, a contatto con la vita, la forza e la tenacia di quelle idee e di quei sentimenti."
(Jean-Paul Sartre).
Michele Mastropirro


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