
Religioni
Nel cuore della notte, la fede non trema: Ruvo abbraccia gli Otto Santi – LE FOTO
Emozione, silenzio e marce funebri accompagnano il cammino della devozione
Ruvo - giovedì 17 aprile 2025
12.29
Alle 2:30, quando la città dorme e le strade sono appena illuminate dai lampioni, dalla chiesa di San Rocco si apre il portale del mistero. È l'uscita del gruppo statuario della Deposizione, momento culminante di una tradizione che unisce e commuove.
E staniotte, nonostante il vento che soffiava forte e la pioggia che ogni tanto graffiava le guance dei presenti, Ruvo c'era. In tanti, tantissimi, hanno accompagnato in silenzio e con rispetto questo rito antico, come se il maltempo potesse solo renderlo più vero, più intenso, più sacro.
Ad aprire la processione, lo stendardo, la gran cassa, il tamburo che batte il tempo del dolore e della memoria. Poi loro: le consorelle con l'abitino celeste, i confratelli in camice bianco, mozzetta rossa e buffa candida, seguiti dai bambini nei panni della Passione. Tra le vie avvolte dalla notte, risuonavano le struggenti marce funebri, tra cui l'immancabile "Una lacrima sulla tomba di mia madre", eseguita in piazza Menotti Garibaldi.
È stato come se la città intera camminasse in punta di piedi. Dai balconi, lenzuola bianche sventolavano come vele di dolore e speranza. I volti erano tesi, gli occhi lucidi. Un'emozione che nessuna parola può davvero spiegare.
E lì, davanti al portone che si chiude lentamente all'alba, si compie il miracolo della comunità, dove nessuno è spettatore, tutti sono parte di un racconto condiviso.
E mentre la notte si chiudeva alle spalle dei confratelli, tra le prime luci del giorno, una sola certezza restava: anche quest'anno, Ruvo ha camminato con i suoi Santi.
E staniotte, nonostante il vento che soffiava forte e la pioggia che ogni tanto graffiava le guance dei presenti, Ruvo c'era. In tanti, tantissimi, hanno accompagnato in silenzio e con rispetto questo rito antico, come se il maltempo potesse solo renderlo più vero, più intenso, più sacro.
Ad aprire la processione, lo stendardo, la gran cassa, il tamburo che batte il tempo del dolore e della memoria. Poi loro: le consorelle con l'abitino celeste, i confratelli in camice bianco, mozzetta rossa e buffa candida, seguiti dai bambini nei panni della Passione. Tra le vie avvolte dalla notte, risuonavano le struggenti marce funebri, tra cui l'immancabile "Una lacrima sulla tomba di mia madre", eseguita in piazza Menotti Garibaldi.
È stato come se la città intera camminasse in punta di piedi. Dai balconi, lenzuola bianche sventolavano come vele di dolore e speranza. I volti erano tesi, gli occhi lucidi. Un'emozione che nessuna parola può davvero spiegare.
E lì, davanti al portone che si chiude lentamente all'alba, si compie il miracolo della comunità, dove nessuno è spettatore, tutti sono parte di un racconto condiviso.
E mentre la notte si chiudeva alle spalle dei confratelli, tra le prime luci del giorno, una sola certezza restava: anche quest'anno, Ruvo ha camminato con i suoi Santi.



































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