
Eventi e cultura
Calentano: dove la Pasquetta si fa rito e memoria
Nel silenzio dei campi pugliesi la festa della Madonna di Calentano
Ruvo - martedì 22 aprile 2025
C'è un luogo, a pochi chilometri dal centro di Ruvo di Puglia, dove il Lunedì di Pasquetta non è solo una scampagnata, è un ritorno. Un ritorno alle radici, ai gesti lenti, al respiro della terra. È Calentano, ed è lì che ieri, 21 aprile 2025, si è celebrata la Festa dell'Annunziata – una tradizione che non ha bisogno di clamore per restare viva.
La chiesetta, semplice, si fa trovare sempre allo stesso posto. Ma a Calentano, ogni anno, sembra diversa. È il cuore della festa: una liturgia raccolta, senza scenografie artificiali, che parla con il linguaggio della fede. La processione è breve. Nessuna amplificazione, solo il fruscio del vento, i canti, e qualche lacrima discreta.
Sin dal primo mattino, il sacro lascia spazio anche al profano, ma con grazia. Le tovaglie si stendono sul prato, e inizia il vero miracolo di Calentano: quello della condivisione.
A Calentano non si fa spettacolo, si fa memoria. I più piccoli scalano muretti e rincorrono lucertole. I nonni, seduti su pietre arrotondate dal tempo, tirano fuori racconti che nessun libro ha mai scritto. E gli adulti – quelli che ogni anno dicono "questa è l'ultima volta" – si accorgono che non sanno più farne a meno.
La Festa dell'Annunziata non ha sponsor, non ha effetti speciali, non ha "attrazioni". Eppure, è un evento. Perché resiste. Perché ogni volta che ci vai, capisci che non sei solo spettatore, ma sei parte del rito. A Calentano, si va per trovare qualcosa che altrove si è perso. E quando torni a casa, te lo porti via, anche se non sai bene cos'è.
La chiesetta, semplice, si fa trovare sempre allo stesso posto. Ma a Calentano, ogni anno, sembra diversa. È il cuore della festa: una liturgia raccolta, senza scenografie artificiali, che parla con il linguaggio della fede. La processione è breve. Nessuna amplificazione, solo il fruscio del vento, i canti, e qualche lacrima discreta.
Sin dal primo mattino, il sacro lascia spazio anche al profano, ma con grazia. Le tovaglie si stendono sul prato, e inizia il vero miracolo di Calentano: quello della condivisione.
A Calentano non si fa spettacolo, si fa memoria. I più piccoli scalano muretti e rincorrono lucertole. I nonni, seduti su pietre arrotondate dal tempo, tirano fuori racconti che nessun libro ha mai scritto. E gli adulti – quelli che ogni anno dicono "questa è l'ultima volta" – si accorgono che non sanno più farne a meno.
La Festa dell'Annunziata non ha sponsor, non ha effetti speciali, non ha "attrazioni". Eppure, è un evento. Perché resiste. Perché ogni volta che ci vai, capisci che non sei solo spettatore, ma sei parte del rito. A Calentano, si va per trovare qualcosa che altrove si è perso. E quando torni a casa, te lo porti via, anche se non sai bene cos'è.