Religioni
Ruvo di Puglia nel silenzio del Giovedì Santo senza gli Otto Santi. Storia e foto
Si ferma la suggestione dei riti processionali nel centenario del complesso statuario
Ruvo - giovedì 9 aprile 2020
Era il 17 aprile 1920 quando il gruppo statuario della Deposizione di Cristo dalla Croce, detta "Otto Santi", varcò per la prima volta la soglia della chiesa di San Rocco nel tardo pomeriggio. Da allora, la tradizione del rito processionale più suggestivo della Settimana Santa di Ruvo di Puglia non ha mai interrotto il suo corteo, annunciato dal suono della troccola che rompe il silenzio della notte del Giovedì Santo.
Accompagnato dalla marcia funebre "Eterno dolore" di Pancaldi, e da Confraternite, autorità civili, ecclesiastiche e militari, lo straordinario complesso degli Otto Santi viene accolto fuori dalla chiesa alle 2:30 da cento anni da migliaia di fedeli ruvesi e provenienti anche dai territori limitrofi, in una atmosfera densa di autentico pathos.
Le basse temperature della notte non fermano infatti la devozione, l'oscurità consente alle fiammelle delle fiaccole di brillare con maggiore intensità e di scaldare i cuori dei tanti partecipanti accorsi per accompagnare Cristo alla Croce.
Parte dalla piccola chiesetta di San Rocco la notte più lunga per i ruvesi, fatta di silenzio, fiaccole e riflessioni, un rito interiore e individuale che diviene collettivo, procedendo lentamente, un momento di assoluta solennità, che quest'anno celebra il suo centenario ma che è stato per la prima volta fermato dall'emergenza epidemiologica da coronavirus che ha imposto le sue regole sulla nostra quotidianità.
Il gruppo statuario di commovente bellezza e potenza, realizzato in cartapesta è stato commissionato il 16 marzo 1919 dalla Confraternita Opera Pia San Rocco al maestro cartapestaio leccese Raffaele Caretta, che si ispirò al dipinto "Il trasporto di Cristo al sepolcro" di Antonio Ciseri del 1883 per la sua realizzazione. Il simulacro rappresenta pienamente e drammaticamente gli stessi personaggi dell'opera di Ciseri: Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea sostenengono il sudario in cui è avvolto il corpo esanime di Gesù, trattenendolo per i piedi; un giovanissimo san Giovanni sostiene il lenzuolo alle spalle del Cristo esanime. Maria, con gli occhi rivolti al cielo e la corona di spine in mano, pallida e stravolta dal dolore, è sostenuta da Maria di Cleofa, affiancata da una penitente Maria di Magdala e da una piangente Salomè.
La base del complesso fu costruita dal confratello della Confraternita Vincenzo Stragapede, in arte "Maestro di carri", nella sua bottega in via Valle Noè. Stragapede lavorò alla realizzazione del basamento insieme ai figli Annamaria e Geremia che costruirono al tornio le 76 colonnine che impreziosiscono la base con la sua forma di archetti con chiodi color oro. Introvabile il progetto dell'opera.
La prima processione durante la Settimana Santa del 1920 ebbe un immediato impatto sulla popolazione. In quel particolare periodo storico, l'espressività e la suggestione del complesso degli Otto Santi furono consolatorie per le mamme e le famiglie che avevano perso i propri figli in guerra e che si identificarono nel dolore della sconvolta e pallida Maria Addolorata. Il trasporto al sepolcro di Cristo divenne nell'animo della popolazione l'emblema dei tanti funerali mancati per i giovani, i mariti e i padri caduti al fronte.
Simbolo della Settimana Santa rubastina, il complesso statuario quest'anno resta custodito nella chiesetta di San Rocco, ma la commozione e la devozione non si placano nei cuori dei ruvesi che dovranno attendere il prossimo autunno per vederne celebrato il centenario.
Riproponiamo alcune immagini degli scorsi anni.
Accompagnato dalla marcia funebre "Eterno dolore" di Pancaldi, e da Confraternite, autorità civili, ecclesiastiche e militari, lo straordinario complesso degli Otto Santi viene accolto fuori dalla chiesa alle 2:30 da cento anni da migliaia di fedeli ruvesi e provenienti anche dai territori limitrofi, in una atmosfera densa di autentico pathos.
Le basse temperature della notte non fermano infatti la devozione, l'oscurità consente alle fiammelle delle fiaccole di brillare con maggiore intensità e di scaldare i cuori dei tanti partecipanti accorsi per accompagnare Cristo alla Croce.
Parte dalla piccola chiesetta di San Rocco la notte più lunga per i ruvesi, fatta di silenzio, fiaccole e riflessioni, un rito interiore e individuale che diviene collettivo, procedendo lentamente, un momento di assoluta solennità, che quest'anno celebra il suo centenario ma che è stato per la prima volta fermato dall'emergenza epidemiologica da coronavirus che ha imposto le sue regole sulla nostra quotidianità.
Il gruppo statuario di commovente bellezza e potenza, realizzato in cartapesta è stato commissionato il 16 marzo 1919 dalla Confraternita Opera Pia San Rocco al maestro cartapestaio leccese Raffaele Caretta, che si ispirò al dipinto "Il trasporto di Cristo al sepolcro" di Antonio Ciseri del 1883 per la sua realizzazione. Il simulacro rappresenta pienamente e drammaticamente gli stessi personaggi dell'opera di Ciseri: Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea sostenengono il sudario in cui è avvolto il corpo esanime di Gesù, trattenendolo per i piedi; un giovanissimo san Giovanni sostiene il lenzuolo alle spalle del Cristo esanime. Maria, con gli occhi rivolti al cielo e la corona di spine in mano, pallida e stravolta dal dolore, è sostenuta da Maria di Cleofa, affiancata da una penitente Maria di Magdala e da una piangente Salomè.
La base del complesso fu costruita dal confratello della Confraternita Vincenzo Stragapede, in arte "Maestro di carri", nella sua bottega in via Valle Noè. Stragapede lavorò alla realizzazione del basamento insieme ai figli Annamaria e Geremia che costruirono al tornio le 76 colonnine che impreziosiscono la base con la sua forma di archetti con chiodi color oro. Introvabile il progetto dell'opera.
La prima processione durante la Settimana Santa del 1920 ebbe un immediato impatto sulla popolazione. In quel particolare periodo storico, l'espressività e la suggestione del complesso degli Otto Santi furono consolatorie per le mamme e le famiglie che avevano perso i propri figli in guerra e che si identificarono nel dolore della sconvolta e pallida Maria Addolorata. Il trasporto al sepolcro di Cristo divenne nell'animo della popolazione l'emblema dei tanti funerali mancati per i giovani, i mariti e i padri caduti al fronte.
Simbolo della Settimana Santa rubastina, il complesso statuario quest'anno resta custodito nella chiesetta di San Rocco, ma la commozione e la devozione non si placano nei cuori dei ruvesi che dovranno attendere il prossimo autunno per vederne celebrato il centenario.
Riproponiamo alcune immagini degli scorsi anni.