Storia Viva - Commemorazione dei Mille
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Vita di città

5 maggio 1915. Ruvo di Puglia ricorda i Mille tra patriottismo e fervore interventista

Anche Ruvo di Puglia commemorò la spedizione di Garibaldi alla vigilia dell’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra

Il 5 maggio 1915 fu una data di forte valore simbolico per l'Italia che si preparava alla guerra. In tutto il Paese si commemorava l'anniversario della partenza di Giuseppe Garibaldi da Quarto, nel 1860, che avrebbe dato inizio alla Spedizione dei Mille e condotto, il 26 ottobre, al celebre incontro di Teano tra il Generale e Vittorio Emanuele II: il suggello dell'Unità d'Italia.

In quel clima di crescente entusiasmo patriottico, la giornata assunse un significato politico preciso. Proprio il 5 maggio, Gabriele D'Annunzio, nel suo celebre discorso di Quarto, aveva invocato con toni infuocati l'intervento dell'Italia nella Grande Guerra, paragonando l'impresa imminente a quella garibaldina e incitando il popolo a completare l'opera del Risorgimento.
In quei giorni, il governo Salandra aveva però già deciso di rompere la neutralità. Il Patto di Londra, firmato segretamente il 26 aprile, aveva assicurato all'Italia promesse territoriali in cambio dell'intervento al fianco dell'Intesa. Così, mentre il Parlamento e il Paese si dividevano tra neutralisti e interventisti, le piazze si riempivano di cortei patriottici. La commemorazione del 5 maggio offrì un pretesto perfetto per unire memoria risorgimentale e propaganda bellica: il richiamo a Garibaldi e ai Mille sembrava rianimare il sogno di un'Italia "una, libera e forte".

Anche a Ruvo di Puglia, come testimonia «La Gazzetta del Mezzogiorno» del 6 maggio 1915, l'anniversario fu celebrato con straordinaria partecipazione popolare.

Il quotidiano scrive: «Il 5 maggio è stato festeggiatissimo. Da stamane la banda ha girato per tutto il paese. Nelle ore pomeridiane si è formato un grande corteo, cui hanno preso parte tutti i circoli, l'Amministrazione e le scuole. Hanno parlato il sindaco, il vostro collaboratore Giuseppe Mastrobuono ed il vostro corrispondente Buongiorno.»

Una nota fotografia, scattata quel giorno lungo corso Carafa, documenta la scena descritta: una folla imponente, ordinata e compatta, riempie l'intera via. I balconi sono addobbati di tricolori, i volti rivolti verso l'obiettivo raccontano l'orgoglio e l'emozione di una città che si sente parte di un destino nazionale. La prospettiva, che guarda verso l'attuale piazza Bovio, documenta un momento di intensa partecipazione popolare e di orgoglio civico.

A distanza di venti giorni, il 24 maggio 1915, l'Italia sarebbe entrata ufficialmente in guerra contro l'Austria-Ungheria.

Il corteo del 5 maggio rimase nella memoria come l'ultima grande festa civile prima della prova del conflitto: un giorno di bandiere, di parole altisonanti e di speranze che presto si sarebbero infrante nelle trincee. Molti di quei giovani che sfilavano festanti lungo corso Carafa sarebbero presto partiti per il fronte, portando con sé l'eco di quella giornata di entusiasmo e di illusione.
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