
Religioni
Il Cristo Morto torna in Cattedrale: Ruvo ritrova il cuore del suo Venerdì Santo
Dopo più di cinquant’anni, la città riscopre il rito struggente delle “Tre Ore di Agonia” con la traslazione del simulacro dalla Chiesa del Carmine
Ruvo - mercoledì 16 aprile 2025
10.54
C'è un silenzio che parla più di mille parole. È quello che avvolgerà la Concattedrale di Ruvo di Puglia quando, alle 12 in punto del Venerdì Santo, il simulacro del Cristo Morto varcherà di nuovo la soglia della navata centrale, portato a spalla dai confratelli dell'Arciconfraternita di Maria SS. del Carmelo.
Ruvo ha ritrovato il cuore antico della sua spiritualità pasquale: la celebrazione delle "Tre Ore di Agonia", un momento liturgico di profonda intensità, rimasto impresso nella memoria di generazioni e finalmente restituito alla comunità.
Fino alla fine degli anni Sessanta, questo rito rappresentava una vetta di raccoglimento e commozione: il Cristo deposto, adagiato ai piedi dell'Addolorata, apriva le porte a tre ore di meditazione, ascolto del Vangelo e contemplazione della Passione. Era la città intera a stringersi in Cattedrale, come in un unico, immenso abbraccio attorno al mistero della Croce.
Negli ultimi anni, si era cercato timidamente di riaccendere quella fiamma con una traslazione pomeridiana, alle 15.00, e alcune letture liturgiche. Ma quest'anno, il ritorno al gesto originario – nel tempo e nella forma – avrà il sapore di un miracolo laico, di un frammento di storia che torna a vivere non per nostalgia, ma per esigenza di verità e bellezza.
Terminata la celebrazione, il simulacro lascerà la Cattedrale per far ritorno alla Chiesa del Carmine, pronto a unirsi al Corteo Processionale dei Misteri, che attraverserà la città come ogni anno, ma con un'emozione nuova, più piena.
Ruvo ha ritrovato il cuore antico della sua spiritualità pasquale: la celebrazione delle "Tre Ore di Agonia", un momento liturgico di profonda intensità, rimasto impresso nella memoria di generazioni e finalmente restituito alla comunità.
Fino alla fine degli anni Sessanta, questo rito rappresentava una vetta di raccoglimento e commozione: il Cristo deposto, adagiato ai piedi dell'Addolorata, apriva le porte a tre ore di meditazione, ascolto del Vangelo e contemplazione della Passione. Era la città intera a stringersi in Cattedrale, come in un unico, immenso abbraccio attorno al mistero della Croce.
Negli ultimi anni, si era cercato timidamente di riaccendere quella fiamma con una traslazione pomeridiana, alle 15.00, e alcune letture liturgiche. Ma quest'anno, il ritorno al gesto originario – nel tempo e nella forma – avrà il sapore di un miracolo laico, di un frammento di storia che torna a vivere non per nostalgia, ma per esigenza di verità e bellezza.
Terminata la celebrazione, il simulacro lascerà la Cattedrale per far ritorno alla Chiesa del Carmine, pronto a unirsi al Corteo Processionale dei Misteri, che attraverserà la città come ogni anno, ma con un'emozione nuova, più piena.