
Vita di città
Storia Viva - La secolare devozione alla Madonna del Carmine
Nell'antica chiesa di San Vito una devozione mai dimenticata
Ruvo - mercoledì 16 luglio 2025
6.09
Il culto alla Madonna del Carmine a Ruvo di Puglia affonda le sue radici nei primi anni del Seicento, quando – nel 1604 – la devozione popolare si fece istituzione grazie all'erezione dell'Arciconfraternita del Carmine. A promuoverla furono notabili e proprietari terrieri ruvesi, spinti da un fervore autentico che li portò a restaurare l'antica chiesa di San Vito e a dedicarla alla Vergine del Carmelo. Non si trattò soltanto di un gesto di pietà religiosa: la confraternita, canonicamente riconosciuta dal vescovo Gaspare Pasquali, divenne nei secoli un punto di riferimento per l'assistenza ai bisognosi, per la cura degli infermi e per le opere di carità rivolte ai carcerati.
La chiesa del Carmine, trasformata e arricchita nel tempo, vide al centro di una macchina d'altare barocca l'immagine della Madonna del Carmine, dipinta da Andrea Bordone. Il dipinto, oggi restaurato e conservato in chiesa, era affiancato da altre due tele raffiguranti San Marco e l'Angelo Custode, oggi scomparse.
Nell'Ottocento la chiesa venne completamente restaurata ed ingrandita e, in quell'occasione, il cuore pulsante della devozione carmelitana si diresse verso la statua della Madonna del Carmine, scolpita dal maestro terlizzese Giuseppe Volpe. È una figura carica di simboli e di umanità: vestita con preziosi abiti liturgici, adornata con una parrucca di capelli veri – dono di devoti –, la Madonna viene portata in processione il 16 luglio, in un rito che da quasi due secoli scandisce la vita religiosa e sociale della città.
L'importanza del culto della Vergine apparsa a S. Simone Stok è testimoniata dalla presenza di un'edicola in gesso di fine '700 raffigurante la Madonna del Carmelo con il bambino e lo scapolare stellato, posta all'esterno sotto l'arco prospicente la chiesa per consentire ai fedeli, anche nei momenti di chiusura della Chiesa, di venerare la Vergine.
Accanto alla festa e alla devozione carmelitana, la confraternita ha custodito e tramandato la suggestiva Processione dei Misteri del Venerdì Santo e il culto per l'esaltazione della Croce con la doppia festa di Maggio e Settembre. Dimenticate, invece, le antiche devozioni a San Vito e all'Angelo Custode. Culti che richiamano le origini del tempio e che oggi sono rispettivamente ricordati da un dipinto del pittore veronese Alessandro Fracanzano e da una statua vestita di matrice napoletana posta nel catino absidale.
La Madonna del Carmine, dunque, è molto più che un titolo religioso. È simbolo di un'identità collettiva che si riconosce nella fede, nella tradizione e nella storia. Ogni anno, nel giorno della sua festa, la città si raccoglie e rinnova quel filo che lega le generazioni alla stessa immagine e agli stessi gesti. Un legame che non si è mai spezzato, capace ancora oggi di parlare al cuore dei ruvesi con la voce pacata e forte della memoria.
La chiesa del Carmine, trasformata e arricchita nel tempo, vide al centro di una macchina d'altare barocca l'immagine della Madonna del Carmine, dipinta da Andrea Bordone. Il dipinto, oggi restaurato e conservato in chiesa, era affiancato da altre due tele raffiguranti San Marco e l'Angelo Custode, oggi scomparse.
Nell'Ottocento la chiesa venne completamente restaurata ed ingrandita e, in quell'occasione, il cuore pulsante della devozione carmelitana si diresse verso la statua della Madonna del Carmine, scolpita dal maestro terlizzese Giuseppe Volpe. È una figura carica di simboli e di umanità: vestita con preziosi abiti liturgici, adornata con una parrucca di capelli veri – dono di devoti –, la Madonna viene portata in processione il 16 luglio, in un rito che da quasi due secoli scandisce la vita religiosa e sociale della città.
L'importanza del culto della Vergine apparsa a S. Simone Stok è testimoniata dalla presenza di un'edicola in gesso di fine '700 raffigurante la Madonna del Carmelo con il bambino e lo scapolare stellato, posta all'esterno sotto l'arco prospicente la chiesa per consentire ai fedeli, anche nei momenti di chiusura della Chiesa, di venerare la Vergine.
Accanto alla festa e alla devozione carmelitana, la confraternita ha custodito e tramandato la suggestiva Processione dei Misteri del Venerdì Santo e il culto per l'esaltazione della Croce con la doppia festa di Maggio e Settembre. Dimenticate, invece, le antiche devozioni a San Vito e all'Angelo Custode. Culti che richiamano le origini del tempio e che oggi sono rispettivamente ricordati da un dipinto del pittore veronese Alessandro Fracanzano e da una statua vestita di matrice napoletana posta nel catino absidale.
La Madonna del Carmine, dunque, è molto più che un titolo religioso. È simbolo di un'identità collettiva che si riconosce nella fede, nella tradizione e nella storia. Ogni anno, nel giorno della sua festa, la città si raccoglie e rinnova quel filo che lega le generazioni alla stessa immagine e agli stessi gesti. Un legame che non si è mai spezzato, capace ancora oggi di parlare al cuore dei ruvesi con la voce pacata e forte della memoria.


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