
Vita di città
Storia Viva - Ruvo, Settembre 1913. Le Feste di San Rocco e Santa Filomena
Un racconto dei festeggiamenti per i due santi molto venerati
Ruvo - lunedì 1 settembre 2025
22.55
Nel fervido settembre del 1913, a Ruvo di Puglia, le feste patronali dedicate a San Rocco e Santa Filomena si celebravano in un'Italia in rapida evoluzione. A pochi anni dalla Grande Guerra, il Mezzogiorno era ancora un luogo di profonde contraddizioni, segnato dall'emigrazione e dalla povertà, ma animato da una forte spinta verso la modernità. In questo contesto, la festa non era solo un evento religioso, ma un momento cruciale di coesione sociale e di orgoglio cittadino, un'occasione per mostrare progresso e vitalità. Le notizie, tratte da un articolo del "Corriere delle Puglie" dell'epoca, ci offrono uno spaccato vivace di quei giorni, tra devozione popolare, spettacoli grandiosi e un'effervescente modernità.
Le feste si aprivano il sabato con un fragoroso "getto di bombe" all'alba, che risvegliava la città con un annuncio festoso. Le piazze si riempivano presto, animate dalle note dei concerti a cui partecipavano le bande musicali di Corato, Molfetta e Nardò, unite a quella locale in una sinfonia collettiva. Nel pomeriggio, il clou era la prima processione di San Rocco: la statua lignea del santo non tornava subito in chiesa, ma veniva portata e sistemata su un altare allestito in Piazza Regina Margherita, un gesto simbolico per benedire il cuore pulsante della città. La piazza, illuminata da spari di batterie e "bombe", diventava il centro della festa serale, culminando con un "incendio di due fuochi artificiali" che illuminava il cielo.
La domenica era dedicata interamente alla fede e alla tradizione. Dopo il lancio mattutino di bombe, si teneva una solenne funzione in cattedrale con musiche dirette dal maestro Giuseppe De Palo. Seguiva un'altra processione, questa volta con la "statua d'argento" di San Rocco. Il pomeriggio era per il folclore, con le bande che suonavano in giro per la città e il lancio di "palloni" aerostatici, una tradizione spettacolare. La notte si chiudeva con un imponente "incendio di tre fuochi artificiali", affidato a maestri pirotecnici di fama.
Il lunedì, la festa si fondeva con lo sport e la modernità. All'alba partiva un "campionato pugliese ciclistico", un evento che dimostrava il desiderio di progresso della città. La gara, scortata da un'automobile, aveva il traguardo in Piazza Regina Margherita, unendo il fervore sportivo alla devozione, dato che proprio lì la statua lignea di San Rocco veniva finalmente "ritirata dall'altare" e riportata in chiesa. La sera era dedicata a Santa Filomena, con la sua processione accompagnata da "batterie a cori" e lancio di palloncini. Le celebrazioni si concludevano con un ultimo spettacolo pirotecnico e una solenne "fiaccolata" in Piazza G. Bovio, che metteva la parola fine a tre giorni di festa indimenticabili.
Le feste si aprivano il sabato con un fragoroso "getto di bombe" all'alba, che risvegliava la città con un annuncio festoso. Le piazze si riempivano presto, animate dalle note dei concerti a cui partecipavano le bande musicali di Corato, Molfetta e Nardò, unite a quella locale in una sinfonia collettiva. Nel pomeriggio, il clou era la prima processione di San Rocco: la statua lignea del santo non tornava subito in chiesa, ma veniva portata e sistemata su un altare allestito in Piazza Regina Margherita, un gesto simbolico per benedire il cuore pulsante della città. La piazza, illuminata da spari di batterie e "bombe", diventava il centro della festa serale, culminando con un "incendio di due fuochi artificiali" che illuminava il cielo.
La domenica era dedicata interamente alla fede e alla tradizione. Dopo il lancio mattutino di bombe, si teneva una solenne funzione in cattedrale con musiche dirette dal maestro Giuseppe De Palo. Seguiva un'altra processione, questa volta con la "statua d'argento" di San Rocco. Il pomeriggio era per il folclore, con le bande che suonavano in giro per la città e il lancio di "palloni" aerostatici, una tradizione spettacolare. La notte si chiudeva con un imponente "incendio di tre fuochi artificiali", affidato a maestri pirotecnici di fama.
Il lunedì, la festa si fondeva con lo sport e la modernità. All'alba partiva un "campionato pugliese ciclistico", un evento che dimostrava il desiderio di progresso della città. La gara, scortata da un'automobile, aveva il traguardo in Piazza Regina Margherita, unendo il fervore sportivo alla devozione, dato che proprio lì la statua lignea di San Rocco veniva finalmente "ritirata dall'altare" e riportata in chiesa. La sera era dedicata a Santa Filomena, con la sua processione accompagnata da "batterie a cori" e lancio di palloncini. Le celebrazioni si concludevano con un ultimo spettacolo pirotecnico e una solenne "fiaccolata" in Piazza G. Bovio, che metteva la parola fine a tre giorni di festa indimenticabili.


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