Sant'Anna
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Vita di città

Storia Viva - Sant’Anna, la nonna di Gesù e la speranza delle madri

La devozione ruvese nella chiesa del Redentore tra storia e fede

Il 26 luglio la Chiesa celebra i Santi Gioacchino e Anna, genitori della Vergine Maria. Una memoria antica e cara alla pietà popolare che, a Ruvo di Puglia, come in tanti altri luoghi, si concentra particolarmente su Sant'Anna, venerata quale madre della Madonna e protettrice delle donne in attesa.

Un culto che affonda le sue radici non nei Vangeli canonici — dove il nome di Anna non appare — ma nei vangeli apocrifi, in particolare nel Protovangelo di Giacomo, redatto attorno alla metà del II secolo. Testi non accolti ufficialmente dalla Chiesa, che pure hanno profondamente segnato l'immaginario cristiano e la tradizione liturgica, offrendo ai fedeli figure di fede e speranza.

A Ruvo, il cuore della devozione a Sant'Anna pulsa nella Chiesa del SS. Redentore, affacciata su Piazza Castello. Qui si conserva una statua in cartapesta che raffigura Sant'Anna con accanto Maria bambina, seguendo l'iconografia tradizionale. Fu don Giuseppe Pellegrini, primo parroco della giovane comunità parrocchiale, a commissionarla nei primi anni del Novecento, coinvolgendo la nobile famiglia Spada che ne finanziò la realizzazione affidata a Giuseppe Manzo, apprezzato cartapestaio leccese.

Il simulacro fu solennemente collocato nel 1904, due anni dopo l'apertura della chiesa, mentre il 26 luglio 1933 la statua fu portata per la prima volta in processione per le vie di Ruvo, portata a spalla da un gruppo di giovani della parrocchia. Nel 1955, la figura di Sant'Anna venne incisa sulla campana maggiore della chiesa, insieme a quella del Redentore e di San Biagio: segno di un legame saldo e vivo tra la comunità del Redentore e la "nonna di Gesù".

Ma la storia della devozione non si esaurisce nei riti. È fatta di gesti umili, di sguardi silenziosi, di preghiere sussurrate. Come quella di una donna che, nell'aprile del 2010, lasciò ai piedi della statua una lettera struggente. Una madre mancata, piegata dal dolore di una maternità spezzata, che si affidava a Sant'Anna con parole semplici e laceranti:

"Sto tanto male. Sono andata dallo psichiatra e dallo psicologo, ma non mi hanno saputo aiutare. Solo tu puoi. Ti prego, dammi la possibilità di averne un altro, perché la mia vita non ha più senso."


Parole che il parroco di allora, Mons. Vincenzo Pellegrini, volle condividere sul giornale parrocchiale Fermento per offrire a quella donna e a tutte le madri sofferenti un messaggio di speranza e fiducia in Dio, che — come dice il Vangelo — non dà uno scorpione a chi gli chiede del pane.

Non tutto si può spiegare, non tutto si può capire. Ma la fede aiuta ad attraversare la notte del dolore, e la devozione a Sant'Anna diventa, per molte donne, un rifugio di preghiera e di conforto. Anche oggi, la sua figura continua ad essere segno di accoglienza della vita e della speranza, specialmente per le madri, per le donne in attesa, per chi cerca la forza di non cedere alla disperazione.

La festa del 26 luglio rinnova questa antica alleanza tra fede e vita, tra cielo e terra, tra la comunità e la sua santa protettrice. E nella semplicità di un gesto, di una candela accesa o di un pensiero lasciato ai suoi piedi, si rinnova ogni anno la speranza di un popolo che guarda al futuro con fiducia.
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