
Vita di città
Storia Viva - Tracce di una chiesa medievale dedicata a San Bartolomeo
Nei pressi dell'attuale Piazza Le Monache sorgeva un edificio sacro ricordato solo da antichi documenti
Ruvo - martedì 26 agosto 2025
06.30
Tra i dodici apostoli, la figura di san Bartolomeo è una delle più enigmatiche. Nei Vangeli sinottici e negli Atti appare solo nelle liste (Mt 10,3; Mc 3,18; Lc 6,14; At 1,13), mentre il Vangelo di Giovanni parla di Natanaele, identificato dalla tradizione con Bartolomeo. Il nome Natanaele significa "Dio ha dato", e il suo legame con Cana fa pensare che fosse presente al primo miracolo di Gesù.
Dopo la Risurrezione, Bartolomeo predicò in Armenia, India e Mesopotamia, compiendo guarigioni miracolose. Morì martire, scorticato vivo e crocifisso, secondo la tradizione persiana. Nell'arte è spesso raffigurato con la propria pelle in mano, come nel Giudizio Universale di Michelangelo.
Le reliquie ebbero una storia complessa: da Lipari (264) a Maypherkat, poi a Darae, di nuovo a Lipari (546) e infine a Benevento (838), dove furono gelosamente custodite anche contro le pretese dell'imperatore Ottone III. Una basilica a lui dedicata si trova ancora oggi sull'Isola Tiberina a Roma.
Protettore contro malattie cutanee, Bartolomeo ebbe un culto diffusissimo. Anche Ruvo di Puglia gli dedicò una chiesa medievale, oggi scomparsa, documentata nella Fons Perennis Ecclesiae Cathedralis Ruborum. Sorgeva nei pressi del monastero di San Matteo, tra via Modesti e via Cattedrale, nell'attuale Largo Le Monache. Nel 1658 era già in rovina, ma il toponimo sopravvisse per secoli.
Interessante è un documento papale del 1123, che elenca beni della badia di Santa Maria de Juso a Montepeloso (oggi Irsina): tra questi, oltre alla chiesa di San Sabino, figura la chiesa di San Bartolomeo. Testimonianza dell'antichità di questo edificio sacro posto al centro dell'antica città di Ruvo.
Il 24 agosto, giorno della festa di San Bartolomeo, il Capitolo della Cattedrale teneva il Capitolo Generale, eleggeva il Sacrista Maior e nominava i cappellani dei santuari di Calentano e Madonna delle Grazie. Non sappiamo se la chiesa custodisse immagini del santo, ma grazie agli appunti seicenteschi di don Luca Cuvilli e don Antonio Carovigna questa memoria non è andata perduta, nonostante pestilenze e distruzioni.
Oggi la chiesa non esiste più, ma il nome di San Bartolomeo resta inciso nella storia religiosa ruvese, segno di un culto antico che intreccia fede, documenti medievali e identità comunitaria.
Dopo la Risurrezione, Bartolomeo predicò in Armenia, India e Mesopotamia, compiendo guarigioni miracolose. Morì martire, scorticato vivo e crocifisso, secondo la tradizione persiana. Nell'arte è spesso raffigurato con la propria pelle in mano, come nel Giudizio Universale di Michelangelo.
Le reliquie ebbero una storia complessa: da Lipari (264) a Maypherkat, poi a Darae, di nuovo a Lipari (546) e infine a Benevento (838), dove furono gelosamente custodite anche contro le pretese dell'imperatore Ottone III. Una basilica a lui dedicata si trova ancora oggi sull'Isola Tiberina a Roma.
Protettore contro malattie cutanee, Bartolomeo ebbe un culto diffusissimo. Anche Ruvo di Puglia gli dedicò una chiesa medievale, oggi scomparsa, documentata nella Fons Perennis Ecclesiae Cathedralis Ruborum. Sorgeva nei pressi del monastero di San Matteo, tra via Modesti e via Cattedrale, nell'attuale Largo Le Monache. Nel 1658 era già in rovina, ma il toponimo sopravvisse per secoli.
Interessante è un documento papale del 1123, che elenca beni della badia di Santa Maria de Juso a Montepeloso (oggi Irsina): tra questi, oltre alla chiesa di San Sabino, figura la chiesa di San Bartolomeo. Testimonianza dell'antichità di questo edificio sacro posto al centro dell'antica città di Ruvo.
Il 24 agosto, giorno della festa di San Bartolomeo, il Capitolo della Cattedrale teneva il Capitolo Generale, eleggeva il Sacrista Maior e nominava i cappellani dei santuari di Calentano e Madonna delle Grazie. Non sappiamo se la chiesa custodisse immagini del santo, ma grazie agli appunti seicenteschi di don Luca Cuvilli e don Antonio Carovigna questa memoria non è andata perduta, nonostante pestilenze e distruzioni.
Oggi la chiesa non esiste più, ma il nome di San Bartolomeo resta inciso nella storia religiosa ruvese, segno di un culto antico che intreccia fede, documenti medievali e identità comunitaria.


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