Giuseppe Paparella
Giuseppe Paparella
Vita di città

Storia Viva - Il sacrificio di Giuseppe Paparella: la storia ritrovata di un giovane ruvese nella Grande Guerra

Gli studenti del “Sylos-Fiore” di Terlizzi fanno rivivere il volto di un ragazzo di Ruvo caduto sul Monte Asolone nel 1918

Era il 14 gennaio 1918 quando, sul Monte Asolone, tra il fragore delle granate e la neve del Grappa, cadeva Giuseppe Paparella, ventenne sottotenente ruvese del 139° Reggimento fanteria della Brigata Bari. Il suo sacrificio, ricordato su una lapide quasi sbiadita in via Aldo Moro a Ruvo di Puglia, nel lungo e silenzioso elenco del monumento di Piazza Bovio e sulla tomba custodita nel cimitero cittadino, è tornato a vivere grazie al lavoro di un gruppo di studenti del Polo liceale "Sylos-Fiore" di Terlizzi, coordinati dalla docente Mariella Afronio.

L'elaborato, dal titolo "La guerra di Giuseppe", vincitore del terzo premio della sezione "Junior" del concorso nazionale "Che Storia!", è il frutto di un'accurata ricerca storica e di un intenso esercizio di scrittura empatica. Gli studenti hanno ricostruito, a partire da documenti d'archivio, lapidi e fonti digitali, la breve ma intensa vicenda di un giovane ruotano che la guerra sottrasse all'affetto della sua famiglia.

Giuseppe era figlio di Giovanni Paparella e Maria Camilla e viveva in via Roma 46 (attuale via Aldo Moro). Nato nel 1898 è chiamato alle armi durante la Prima guerra mondiale e partì per il fronte con lo spirito patriottico che animava tanti ragazzi della sua età.

Nel dicembre del 1917 il suo reggimento venne trasferito sull'Asolone, teatro di durissime battaglie d'arresto tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche. Qui, durante un assalto, Giuseppe guidò con coraggio il proprio plotone, riuscendo a conquistare le posizioni nemiche e a respingere il contrattacco. Colpito mortalmente da una granata, rifiutò il soccorso dei commilitoni con le parole: "Lasciatemi, pensate a mantenervi sulle posizioni." È quanto si legge sulla lapide incisa nel cimitero di Ruvo, testimonianza di un sacrificio silenzioso e dimenticato per oltre un secolo.

Il gruppo del Liceo "Sylos-Fiore", composto da Francesco Giovanni Fracchiolla, Francesco De Vanna, Vincenzo Daniele Dell'Olio, Alessandro Giannattasio e Gaia Fiore, ha condotto una vera indagine storica: dallo Stato di famiglia conservato presso l'Ufficio Anagrafe del Comune di Ruvo, alle lapidi del cimitero, fino alle fonti militari che tracciano gli spostamenti del 139° Reggimento. Con l'aiuto di un drone hanno documentato la lapide ormai quasi illeggibile sulla facciata dell'edificio che un tempo fu casa Paparella, riportando alla luce un volto che rischiava di perdersi nell'oblio.
Attraverso la scrittura, i giovani autori hanno ridato voce a Giuseppe e alla madre Maria Camilla, simbolo del dolore di tutte le madri che hanno visto partire i propri figli senza rivederli più.

La vicenda di Giuseppe Paparella rappresenta, dunque, un monito universale contro l'assurdità del conflitto. La forza di questo racconto, nato sui banchi di scuola, sta nella capacità di restituire umanità a un nome inciso su una lapide, di farlo parlare ancora ai suoi concittadini e alle nuove generazioni.

Grazie alla ricerca di questi studenti, la città di Ruvo di Puglia ritrova oggi il suo giovane eroe: un figlio, un soldato, un frammento di memoria restituito alla Storia.

Clicca qui per leggere l'elaborato integrale dei ragazzi del Sylos Fiore (da pagina 121).

Foto tratta dal volume "La memoria ritrovata" a cura dell'Associazione Nazionale Bersaglieri di Ruvo di Puglia edito nel 2009.
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