
Vita di città
Storia Viva - Madonna delle Grazie di Ruvo, il caso del furto interrotto dal “miracolo”
Nel 1899 un ladro tenta di rubare nella chiesetta, ma qualcosa – o qualcuno – lo ferma. Un racconto tra fede e cronaca.
Ruvo - martedì 13 maggio 2025
6.26
Tra le feste più amate e partecipate della tradizione ruvese, la sagra campestre della Madonna delle Grazie occupa un posto speciale nel cuore dei fedeli. Un appuntamento che affonda le sue radici nel lontano 1645, quando la devozione verso l'icona della Vergine che allatta il Bambino si è intrecciata indissolubilmente con la vita della comunità. Ancora oggi, in molti si recano "a frotte" presso il santuario rurale per chiedere una grazia o ringraziare per un miracolo ricevuto, certi che lo sguardo misericordioso della Madonna saprà ascoltare le loro preghiere.
Tra le innumerevoli storie legate a questo culto popolare, ce n'è una che colpisce per il suo tono sospeso tra cronaca e leggenda, fede e scetticismo. La racconta, "con la più stretta riserva", un anonimo cronista del Corriere delle Puglie in data 2 giugno 1899, firmando un curioso articolo intitolato "Il miracolo di una Madonna".
Siamo a Ruvo di Puglia, primo giugno 1899. Le donne del paese, riferisce il giornalista, non parlano d'altro che di un presunto miracolo avvenuto nella cappella della Madonna delle Grazie. Un uomo – poi identificato come Salvatore Sibillano – si sarebbe introdotto nel santuario in punta di piedi, controllando che nessuno lo stesse osservando. Il suo intento? Rubare una spilla d'oro appuntata sulla sacra immagine della Vergine.
Secondo le voci popolari, mentre il ladro stava per compiere il furto, avrebbe visto il braccio della Madonna sollevarsi, come in segno di ammonimento o reazione. Paralizzato dalla paura, l'uomo avrebbe cercato comunque di afferrare un'altra crocetta d'oro, ma a quel punto – sempre secondo la narrazione – nella cappella si sarebbe udito un misterioso scampanellio, e due forti braccia lo avrebbero immobilizzato.
Il cronista, pur riportando il racconto con puntualità, non nasconde un certo scetticismo: attribuisce i dettagli miracolosi alla "fantasia esaltata delle popolane" e ironizza sull'"accreditare la santa bottega", quasi a suggerire che ci sia, dietro la fede, anche una forma di economia religiosa fatta di ex voto, pellegrinaggi e offerte. Eppure, conclude con una nota amara e divertita: "E dire che siamo in pieno secolo XIX!", come a ricordare che, nonostante il progresso e l'illuminismo scientifico, la fede popolare continua a vivere e a sorprenderci, tra cronaca e leggenda.
A oltre un secolo da quell'articolo, la devozione alla Madonna delle Grazie non si è affievolita. La cappella rurale è ancora meta di pellegrinaggi, voti silenziosi e candele accese in segreto. E quella vecchia storia di un braccio che si muove e di un ladro bloccato da misteriose forze rimane impressa nella memoria collettiva come simbolo della forza della fede e dell'immaginazione popolare.
In fondo, come accade spesso nel cuore delle tradizioni, non è tanto importante stabilire cosa sia realmente accaduto, ma ciò che la comunità ha scelto di credere e tramandare. E a Ruvo di Puglia, la Madonna delle Grazie resta, per molti, una presenza viva e miracolosa, capace ancora oggi di far parlare, sognare e – chissà – compiere qualche prodigio.
Tra le innumerevoli storie legate a questo culto popolare, ce n'è una che colpisce per il suo tono sospeso tra cronaca e leggenda, fede e scetticismo. La racconta, "con la più stretta riserva", un anonimo cronista del Corriere delle Puglie in data 2 giugno 1899, firmando un curioso articolo intitolato "Il miracolo di una Madonna".
Siamo a Ruvo di Puglia, primo giugno 1899. Le donne del paese, riferisce il giornalista, non parlano d'altro che di un presunto miracolo avvenuto nella cappella della Madonna delle Grazie. Un uomo – poi identificato come Salvatore Sibillano – si sarebbe introdotto nel santuario in punta di piedi, controllando che nessuno lo stesse osservando. Il suo intento? Rubare una spilla d'oro appuntata sulla sacra immagine della Vergine.
Secondo le voci popolari, mentre il ladro stava per compiere il furto, avrebbe visto il braccio della Madonna sollevarsi, come in segno di ammonimento o reazione. Paralizzato dalla paura, l'uomo avrebbe cercato comunque di afferrare un'altra crocetta d'oro, ma a quel punto – sempre secondo la narrazione – nella cappella si sarebbe udito un misterioso scampanellio, e due forti braccia lo avrebbero immobilizzato.
Il cronista, pur riportando il racconto con puntualità, non nasconde un certo scetticismo: attribuisce i dettagli miracolosi alla "fantasia esaltata delle popolane" e ironizza sull'"accreditare la santa bottega", quasi a suggerire che ci sia, dietro la fede, anche una forma di economia religiosa fatta di ex voto, pellegrinaggi e offerte. Eppure, conclude con una nota amara e divertita: "E dire che siamo in pieno secolo XIX!", come a ricordare che, nonostante il progresso e l'illuminismo scientifico, la fede popolare continua a vivere e a sorprenderci, tra cronaca e leggenda.
A oltre un secolo da quell'articolo, la devozione alla Madonna delle Grazie non si è affievolita. La cappella rurale è ancora meta di pellegrinaggi, voti silenziosi e candele accese in segreto. E quella vecchia storia di un braccio che si muove e di un ladro bloccato da misteriose forze rimane impressa nella memoria collettiva come simbolo della forza della fede e dell'immaginazione popolare.
In fondo, come accade spesso nel cuore delle tradizioni, non è tanto importante stabilire cosa sia realmente accaduto, ma ciò che la comunità ha scelto di credere e tramandare. E a Ruvo di Puglia, la Madonna delle Grazie resta, per molti, una presenza viva e miracolosa, capace ancora oggi di far parlare, sognare e – chissà – compiere qualche prodigio.