
Vita di città
Storia Viva - Perché ci sono delle croci di legno agli angoli di alcune strade di Ruvo?
Una pratica religiosa secolare, cancellata dal tempo, che ancora lascia tracce tra le pietre del centro storico.
Ruvo - domenica 1 giugno 2025
Molti, passeggiando per le vie di Ruvo di Puglia, si saranno chiesti: che significano quelle piccole croci di legno inchiodate agli angoli di alcune strade? Segni discreti, a volte appena visibili, che sfuggono allo sguardo distratto ma custodiscono un frammento di storia religiosa e comunitaria ormai dimenticato. Quelle crocette sono i resti visibili di una tradizione antichissima: la processione delle rogazioni nel giorno dell'Ascensione, una pratica che un tempo animava le vie della città e che oggi sopravvive solo nella memoria di pochi e nei muri dei palazzi del centro storico.
Secondo la liturgia cattolica, le rogazioni erano preghiere pubbliche, processioni penitenziali nate con l'intento di invocare la protezione divina sui raccolti e sulla comunità, in un tempo in cui la natura e il cielo dettavano la sorte della vita quotidiana. Papa Benedetto XIV le definiva come suppliche atte a "difendere la vita degli uomini dall'ira di Dio e ad attirare le benedizioni della sua misericordia sui frutti della terra".
A Ruvo di Puglia, fino agli anni '50/'60 del Novecento, il giorno dell'Ascensione era segnato da una solenne processione delle rogazioni, a cui partecipavano esclusivamente il clero e i canonici del Capitolo Cattedrale. Il corteo partiva dalla Cattedrale al termine della messa maggiore e si snodava per la città, fermandosi nei pressi delle antiche quattro porte urbiche: nei pressi di Porta Nuova, su un palazzo all'incrocio tra via Cattedrale e corso Jatta; sulla parete laterale della chiesa di San Giacomo al Corso, dove sorgeva la porta del Buccettolo; sulla facciata di Palazzo Ficco in piazza Castello, a memoria di porta Castello; e infine sul palazzo delle ex carceri in via Vittorio Veneto, dove si trovava l'antica porta Noè.
La sera precedente alla processione, venivano inchiodate delle piccole croci di legno sui muri in corrispondenza di ciascuna di queste porte. Al passaggio del clero, queste crocette venivano incensate e benedette, per invocare la protezione divina su Ruvo e sui suoi abitanti. L'ultima benedizione avveniva davanti alla Cattedrale, dove una croce veniva collocata appena sotto la meridiana, sulla facciata meridionale, a invocare la protezione del Signore su tutta la città.
Con il passare degli anni, la solenne processione venne progressivamente abbandonata. Le benedizioni furono affidate ai singoli parroci nelle rispettive zone parrocchiali, fino alla completa scomparsa del rito. Oggi, le crocette in legno rimaste sono l'unico segno tangibile di questa antica usanza, visibili solo a chi sa dove guardare: all'incrocio tra piazza Castello e corso Cotugno, presso via Cattedrale, in piazza Bovio all'incrocio con via Valle Noè, e sul lato sud della Cattedrale.
Nella vicina Molfetta, invece, il rito delle rogazioni non è stato cancellato. Nel giorno dell'Ascensione, una grande croce realizzata con rami e primizie dei campi viene portata in processione e issata sull'Arco della Terra, antico accesso alla città vecchia affacciata sull'Adriatico. Un gesto che, ancora oggi, invoca benedizione e protezione divina sulla comunità.
Le piccole croci inchiodate agli angoli delle strade rappresentano una testimonianza silenziosa di un tempo in cui la fede si esprimeva anche camminando, benedicendo, chiedendo protezione per la terra, il lavoro e la vita quotidiana. Sono il simbolo di una spiritualità popolare che cercava, nella benedizione divina, conforto e speranza. Riconoscerle, oggi, significa restituire un significato profondo a quei segni che il tempo e gli uomini hanno voluto lasciare impressi sui muri di Ruvo.
Secondo la liturgia cattolica, le rogazioni erano preghiere pubbliche, processioni penitenziali nate con l'intento di invocare la protezione divina sui raccolti e sulla comunità, in un tempo in cui la natura e il cielo dettavano la sorte della vita quotidiana. Papa Benedetto XIV le definiva come suppliche atte a "difendere la vita degli uomini dall'ira di Dio e ad attirare le benedizioni della sua misericordia sui frutti della terra".
A Ruvo di Puglia, fino agli anni '50/'60 del Novecento, il giorno dell'Ascensione era segnato da una solenne processione delle rogazioni, a cui partecipavano esclusivamente il clero e i canonici del Capitolo Cattedrale. Il corteo partiva dalla Cattedrale al termine della messa maggiore e si snodava per la città, fermandosi nei pressi delle antiche quattro porte urbiche: nei pressi di Porta Nuova, su un palazzo all'incrocio tra via Cattedrale e corso Jatta; sulla parete laterale della chiesa di San Giacomo al Corso, dove sorgeva la porta del Buccettolo; sulla facciata di Palazzo Ficco in piazza Castello, a memoria di porta Castello; e infine sul palazzo delle ex carceri in via Vittorio Veneto, dove si trovava l'antica porta Noè.
La sera precedente alla processione, venivano inchiodate delle piccole croci di legno sui muri in corrispondenza di ciascuna di queste porte. Al passaggio del clero, queste crocette venivano incensate e benedette, per invocare la protezione divina su Ruvo e sui suoi abitanti. L'ultima benedizione avveniva davanti alla Cattedrale, dove una croce veniva collocata appena sotto la meridiana, sulla facciata meridionale, a invocare la protezione del Signore su tutta la città.
Con il passare degli anni, la solenne processione venne progressivamente abbandonata. Le benedizioni furono affidate ai singoli parroci nelle rispettive zone parrocchiali, fino alla completa scomparsa del rito. Oggi, le crocette in legno rimaste sono l'unico segno tangibile di questa antica usanza, visibili solo a chi sa dove guardare: all'incrocio tra piazza Castello e corso Cotugno, presso via Cattedrale, in piazza Bovio all'incrocio con via Valle Noè, e sul lato sud della Cattedrale.
Nella vicina Molfetta, invece, il rito delle rogazioni non è stato cancellato. Nel giorno dell'Ascensione, una grande croce realizzata con rami e primizie dei campi viene portata in processione e issata sull'Arco della Terra, antico accesso alla città vecchia affacciata sull'Adriatico. Un gesto che, ancora oggi, invoca benedizione e protezione divina sulla comunità.
Le piccole croci inchiodate agli angoli delle strade rappresentano una testimonianza silenziosa di un tempo in cui la fede si esprimeva anche camminando, benedicendo, chiedendo protezione per la terra, il lavoro e la vita quotidiana. Sono il simbolo di una spiritualità popolare che cercava, nella benedizione divina, conforto e speranza. Riconoscerle, oggi, significa restituire un significato profondo a quei segni che il tempo e gli uomini hanno voluto lasciare impressi sui muri di Ruvo.